Bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga com’era. Così, con un colpo solo dovrebbero mandati in pensione il certificato di proprietà del veicolo e l’IPT (imposta provinciale di trascrizione). In compenso stanno per apparire – la conferma arriverà oggi pomeriggio, con il Consiglio dei Ministri di oggi pomeriggio – l’archivio unico, la «Carta unica del veicolo» e l’IRI ovvero Imposta Regionale di Immatricolazione. Nel dettaglio, la carta unica riporterà i dati del libretto di circolazione e del certificato di proprietà, mentre rispetto all’archivio unico, che di fatto sostituisce il PRA, andrà sotto la vigilanza del ministero dei Trasporti. Non si sa ancora se in questo modo si decreterà la fine dell’ACI, fino a ieri gestore del pubblico registro automobilistico. Rispetto invece all’IRI, creata evidentemente in vista dell’abolizione delle Province e quindi dell’IPT, sarà commisurata al tipo, alla categoria, alle emissioni e alla potenza del veicolo e potrà essere aumentata fino a un 30% massimo dalle Regioni rispetto alla tariffa base.
Al momento attuale non si può rispondere ancora alla domanda decisiva: al di là della burocrazia, cosa cambia per le tasche dei contribuenti? La questione viene rinviata a un decreto che dovrà emanare entro tre mesi dall’entrata in vigore della normativa il ministero dell’Economia. Ciò che è certo è che il bollo, soltanto nel 2015, potrà essere aumentato dalle Regioni fino al 12% (invece dell’attuale 10%) l’importo della tassa automobilistica. In compenso è stato abolito il cosiddetto superbollo sulle auto potenti. Ma questo ai trasportatori forse interessa meno.