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Trasportounito è fuori dall’Albo: Longo annuncia ricorsi

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Trasportounito è fuori dal nuovo Albo degli autotrasportatori. La decisione è stata presa dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in quanto non risulta parte del Cnel, né in modo diretto né mediante l’aggregazione a qualche confederazione. Ma la comunicazione ufficiale arriva tramite una lettera che il segretario nazionale dell’associazione, Maurizio Longo, ha inviato al presidente del Consiglio Matteo Renzi, per annunciare che, «contro questa esclusione che rischia, nello stato attuale delle norme, di discriminare le imprese che aderiscono alla nostra organizzazione, rispetto a quelle “integrate” nel sistema, la nostra Associazione utilizzerà tutti gli strumenti possibili sia nazionali che comunitari, sia sindacali che giudiziari, per dire basta a tutte quelle logiche esclusive e restrittive che hanno culturalmente ed economicamente annientato il «Paese».

Ma oltre all’annuncio del ricorso, Longo chiede a Renzi che senso abbia «in un momento, come quello attuale, di inevitabile ripensamento critico sull’onere che la burocrazia impone sul paese reale», mantenere in vita strutture come l’Albo e il Cnel, che costano alla collettività circa 40 milioni di euro e che, per la parte dell’Albo, incidono sui costi delle imprese di autotrasporto per circa 8 milioni di euro?
Ma è sul Cnel che Longo sferra l’attacco più duro: «è un fallimento a cielo aperto testimoniato dal risicato prodotto di ricerca: 4 “indagini” tra il 2007 e il 2012, appena 11 tra “relazioni” e “ricerche” negli ultimi tre anni (una verte sulla «Diffusione della mobilità su bicicletta e l’attuazione del progetto Tandem»).
Longo inoltre, a chi potrebbe obiettargli come mai soltanto dopo l’esclusione alzi la voce, replica sottolineando che questa situazione comporta una «discriminazione con riflessi di costituzionalità a dir poco dubbi» e perché «allo stato attuale non essere iscritti all’Albo condanna le imprese, e sono tante, che già subiscono ai limiti della sopravvivenza le conseguenze della crisi, a un’ulteriore penalizzazione sul mercato». 

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