Come in ogni protesta che si rispetti, il bilancio della prima giornata è descritto in maniera diversa a seconda dei punti di osservazione. I cortei all’interno delle città sono stati tanti, per lo più senza scontri, tranne che a Torino. Sulle strade i presidi sono stati diversi, soprattutto in Veneto, Piemonte, Emilia e Calabria, ma abbastanza circoscritti. Insomma, qualche disagio in più rispetto a una giornata normale, ma niente di drammatico.
Secondo Trasportounito, invece, è rimasto bloccato l’80% delle attività di trasporto stradale. Un successo tale, sempre secondo l’associazione, che dimostrerebbe sia la bontà della scelta di proseguire nella protesta, sia il diffuso disagio sociale, quello che, nelle parole del segretario Maurizio Longo, «fornisce all’autotrasporto un eccezionale carburante per non tornare indietro».
Anche guardando ai giorni futuri Longo invita coloro che attuano i presidi a «resistere per costruire il futuro», facendo in parte intendere che l’invito di Uggè di tornare a dialogare, è caduto nel vuoto.
Molto critica la replica che arriva da Assotir, secondo cui «l’autotrasporto si trova ad essere ancora una volta strumentalizzato e additato come corresponsabile in vicende che non lo hanno minimamente coinvolto e che non lo riguardano». Tutta colpa, secondo l’associazione aderente a Conftrasporto, della «scelta irresponsabile di una piccola sigla che… ha sperato di acquisire una qualche briciola di notorietà rilanciando la proposta di un Fermo generale del settore che i fatti si sono incaricati di dimostrare del tutto velleitaria».