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Sentenza choc: rischiano l’annullamento gli atti di più della metà dei dirigenti di Equitalia

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C’è un ciclone che si sta abbattendo su Equitalia. Non proviene da qualche oceano lontano, ma dalle stanze del Consiglio di Stato che pochi giorni fa ha giudicato incostituzionale e quindi rimessa alla Corte Costituzionale una legge dello Stato con cui si sanavano le posizioni di 767 funzionari su 1.143 complessi della società che riscuote i tributi per conto dello Stato.

Per comprendere la portata della questione bisogna fare un piccolo passo indietro, a quando nel 2011 il Tar del Lazio bloccò con sentenza la nomina degli stessi funzionari di Equitalia, perché erano stati nominati dirigenti senza aver sostenuto un regolare concorso pubblico, richiesto dalla legge. Siccome la sentenza investiva oltre la metà dei dirigenti Equitalia e quindi rischiava di investire di nullità tutti gli atti da essi firmati – perché è ovvio che se è nulla la nomina del dirigente, lo diventano anche tutti gli espropri, le cartelle esattoriali e tutto ciò che essi hanno prodotto in quella veste – il governo pensò di risolvere la questione con una pezza: così nel 2012 viene approvata una legge che convalida gli incarichi ottenuti senza concorso e per di più concede pure ulteriori incarichi dirigenziali ad altri funzionari.

Ma il 18 novembre scorso il Consiglio di Stato azzera tutto, percependo in questa legge, che concede promozioni senza transitare da concorsi pubblici, un forte odore di incostituzionalità. A questo punto la palla passa alla Consulta, ma è ovvio che la questione ha assunto dimensioni gigantesche. Mettere in forse l’azione di Equitalia negli ultimi due anni equivale a dare uno scossone deciso al nostro sistema fiscale e dare la stura a un’infinita serie di contenziosi. Sempre che non arrivi una nuova pezza…

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