Certe notizie èoggettivamente difficile riferile. Perché in tempi di incertezza l’unica cosa certa è che oggi non si sa quanto accadrà domani. Lo stesso vale per l’Imu: di fatto nell decreto del Fare 2 uscito ieri in Gazzetta Ufficiale, la misura compare e in modo chiaro. Ma tutto vale fino a prova contraria. Nel senso che si considera possibile che le cose potrebbero andare diversamente rispetto a quianto prospettato, ovvero che la copertura finanziare della manovra (tramite l’extragettito Iva sui pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione e lasanatoria del contenzioso sulle slot machine), potrebbe non essere sufficiente. E a quel punto, cosa fare? A questo domanda, nel 95% dei casi i governi dell’Italia repubblicana hanno sempre risposto in un modo: alziamo le accise sui carburanti. Il governo Letta non mette in dubbio questa consolidata tradizione. Tant’è che nella legge entrata in vigore si legge chiaramente che se non viene raggiunto l’obiettivo di maggior gettito pari a 1,5 miliardi, arriva in supplenza unaclausola di salvaguardia che prevede l’aumento degli acconti ai fini dell’Ires e dell’Irap, ma anche l’aumento delle accise.
Per completezza dell’informanzione bisogna anche aggiungere che nel decreto non c’è traccia della reintroduzione dell’Irpef sulle rendite catastali delle seconde case sfitte, né della deduzione Imu dal reddito di impresa pagata sui capannoni industriali e gli immobili strettamente connessi all’attività. Ulteriore delusione per le imprese di autotrasporto e logistica? Soltanto in parte, perché il governo ha promesso che entro ottobre vorrebbe trovare le risorse finanziarie per reintrodurre quest’utlimna misura nella legge di Stabilità. Ma guai a considerare tale promessa una certezza…