Veicoli - logistica - professione

HomeProfessioneLeggi e politicaAnita e Fai contro il Sistri: «Così com’è non può partire!»

Anita e Fai contro il Sistri: «Così com’è non può partire!»

-

Non c’è pace per il Sistri. Anche la versione semplificata, uscita fuori dall’art. 11 del decreto del Fare 2, è tempestata dalle critiche dell’autotrasporto. Le prime ragioni di criticità erano state sollevate, all’indomani del consiglio dei ministri che aveva licenziato il provvedimento, da Giuseppina Della Pepasegretario generale di Anita, che trovava paradossale una semplificazione basata sulla quantità piuttosto che sulla qualità: «Certo che se dovessimo scoprire che l’unico aspetto semplificato è il numero delle aziende coinvolte, le quali però si trovano a fari i conti con adempimenti e procedure burocratiche complesse, non avremmo fatto passi in avanti». E subito dopo lo stesso segretario di Anita ha alzato il tiro ribadendo che «le imprese che effettuano trasporto di rifiuti pericolosi devono avere indicazioni certe e attuabili che non vadano ad impattare ulteriormente sulla loro operatività ed economicità. Se non ricorrono queste condizioni il Sistri non può partire».

Parole nette a cui hanno fatto eco, il giorno seguente, quelle di Paolo Uggè, presidente di Fai-Conftrasporto, puntando il dito contro l’esecutivo: «Ancora una volta il governo del Fare ha scelto di non decidere a favore delle imprese e della sicurezza dei cittadini».

Uggè ha poi specificato che il problema non è il sistema in sé, laddove questo serva ad «assicurare la tracciabilità del trasporto dei rifiuti». La questione, però, è che «deve essere applicato a tutti (vettori esteri compresi)», deve essere di semplice applicazione e non penalizzare la sola attività di trasporto».

«Queste condizioni – sottolinea Uggè – non ci pare siano presenti nel testo del Governo che, anzi decide di non attendere neppure il passaggio parlamentare» e, fissando la partenza per il 1° ottobre «anticipa di almeno 30 giorni la data di definitiva approvazione del Decreto». Ecco perché «Conftrasporto – conclude Uggè – non potrà né condividere, né accettare che sulle imprese di autotrasporto vengano a scaricarsi le conseguenze di scelte così inutili».

close-link