Passiamo in rassegna le principali criticità riscontrate dalle aziende nel funzionamento del Sistri e cerchiamo pure di individuare – sperando di fare cosa gradita al legislatore – possibili soluzione pratiche.
LE CHIAVETTE USB 1: LA MICRORACCOLTA
Innanzi tutto le chiavette USB, gravate da tanti problemi. Innanzi quello legato all’inserimento e disinserimento durante la cosiddetta microraccolta, che costringe l’autotrasportatore a fermarsi presso molteplici piccoli produttori di rifiuti pericolosi, magari modificando il percorso all’ultimo momento perché, per esempio, trova un esercente chiuso. Se l’inserimento fosse fatto non ogni volta, ma all’inizio del viaggio e il disinserimento alla fine forse le cose potrebbero funzionare meglio.
LE CHIAVETTE USB 2: CONNESSIONE E ALIMENTAZIONE
In più c’è la questione della connessione delle chiavette USB. Se infatti ci si trova a viaggiare in zone prive di segnale e quindi la tracciabilità salta. Senza considerare che a fornire corrente alle chiavette, un po’ come avviene per il PC, è direttamente il veicolo; ma se questo è spento si perde la connessione e a quel punto si dovrebbe resettarela chiavetta. Questaoperazione, però, apre incognite procedurali, in quanto non può essere eseguita dall’autista, ma soltanto da un soggetto autorizzato alle riparazioni.
L’OPERATIVITÀ IN REMOTO
Poi c’è la questione dell’operatività «in remoto». Il Sistri infatti non è un sistema di tracciamento satellitare, non rileva, cioè, costantemente la posizione del veicolo: la black box serve solo per confrontare se è stato rispettato il tragitto dichiarato sulla pennetta USB, ma il suo collegamento a un sistema centrale è stato ciò che ha messo in crisi i test fin qui effettuati. Una soluzione possibile non potrebbe essere quella di lavorare sul computer dell’ufficio e inviare successivamente i dati alla centrale di controllo?
L’ESCLUSIONE DEI TRASPORTATORI STRANIERI
Ultima questione, non tecnica ma – diciamo così – commerciale. Il Sistri, come ricordava Uggè, non si applica agli stranieri. E questo può creare storture al sistema. Innanzi tutto perché è chiaro che un trasportatore straniero che non deve applicare le regole del Sistri ha meno oneri e quindi meno costi. La sue tariffe quindi probabilmente saranno più contenute. Senza considerare che ci sarà anche quello che, avendo dei dubbi rispetto alla regolarità di un carico da inviare all’estero, si sente meno esposto rivolgendosi a un trasportatore straniero.§
Qui la soluzione non è semplice perché è difficile obbligare i vettori esteri all’iscrizione al Sistri: sarebbe necessario allineare le normative di tutti i Paesi membri dell’Unione, attraverso una Direttiva; ma in Germania è stata introdotta una normativa che accomuna trasportatori locali e stranieri di rifiuti nell’obbligo al tracciamento, che potrebbe essere presa a modello. Più semplice, invece – basterebbe una legge italiana – estendere il Sistri ai trasportatori stranieri che operano in regime di cabotaggio, obbligandoli all’iscrizione all’Albo dei gestori ambientali e al rispetto di tutte le altre regole, compresa la fideiussione sul veicolo per eventuali danni ambientali.