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La coop sfrutta i lavoratori? Il Tribunale di Milano commissaria la società logistica

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Alzi la mano chi non conosce cosa succede all’interno delle cooperative di somministrazione attive nel settore della logistica? Ma certo lo sanno tutti, ma evidentemente per chi utilizza anche in maniera indiretta queste pratiche di sfruttamento del lavoro il vantaggio è decisamente considerevole. Adesso però chiudere un occhio, pur di abbattere il costo del lavoro, potrebbe diventare problematico. La sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano, infatti, ha commissariato parzialmente la Ceva Logistics Italia, filiale della multinazionale svizzera che in Italia impiega più di mille dipendenti attivi su decine di sedi diverse, compresa la Città del Libro di Cittadella (Pv). E la motivazione del provvedimento fa proprio riferimento al rapporto che questa multinazionale della logistica aveva stabilito con Premium Net, una società consortile di lavoro in outsourcing, che in Italia dà lavoro 10.000 persone e che aveva fatturato a Ceva 26 milioni di euro nel 2016 e oltre 47 milioni nel 2017. In pratica il Tribunale di Milano sostiene che il ricorso a società cooperative serve a garantire livelli retributivi molto inferiori a quelli previsti dai contratti nazionali, a costringere i lavoratori a effettuare turni di lavoro massacranti e straordinari (anche nei giorni festivi, pur non essendo considerati come tali), a cancellare i turni di riposo. E chi si oppone a queste forme di sfruttamente rischia il licenziamento. Certo, l’autore di tutto questo non è il committente, ma è pur vero che questi avrebbe dovuto – stando a quanto sostiene il Tribunale – praticare una «necessaria vigilanza» o evitare un «atteggiamento di condivisione o quantomeno di quiescenza ad una situazione pacificamente preventivata». Situazione che, stando ai calcoli effettuati, avrebbe comportato un risparmio alla multinazionale di circa 22 milioni di euro.

Il problema ovviamente non è nel tagliare i costi, ma nel conquistare un tale risultato attraverso un’attività di impresa che facilita la commissione di un reato, qual è appunto l’intermediazione illegale o il caporalato e lo sfruttamento del lavoro. Perché se anche rimanesse sconosciuta l’attività illecita, sostiene il Tribunale, Ceva aveva comunque chiaro il fatto che Premium Net poteva offrire «prezzi molto al di sotto di quelli necessari a coprire soltanto i costi diretti delle stesse commesse» soltanto abbattendo «i costi reali della componente lavoro molto al di sotto di quella scaturente dalla corretta applicazione del contratto collettivo nazionale». 

Da qui la misura del commissariamento parziale, con cui il Tribunale non mira alla confisca dell’azienda, ma a bonificarla dalle irregolarità riscontrate. In pratica, il commissario nominato dovrà operare affinchè – scrive il Tribunale – «il sottile e a volte compresso binario di perseguimento del legittimo profitto nella legalità del lavoro non venga alterato univocamente a favore del profitto aziendale con la conseguente rilevante compressione della dignità dei lavoratori». 

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