Stretta di mano tra il porto di Trieste e il gruppo cinese China Communications Construction Company (CCCC) finalizzato, per un verso, a restituire allo scalo giuliano la sua posizione di riferimento per il Centro Europa e, per un altro, a consentire alle merci delle piccole e medie imprese italiane di poter accedere ai mercati cinesi. Si tratta di un accordo di portata considerevole e non a caso è stato siglato dai leader delle due realtà – Zeno D’Agostino per l’Autorità di Sistema portuale del mare Adriativo e Song Hailang per il gruppo cinese – alla presenza dei capi di Stato dei due paesi.
Ovviamente, tutti questi intenti saranno concretizzati per step. Il primo, quasi propedeutico, è quello relativo alle infrastrutture ferroviarie collocate nella regione portuale del Mare Adriatico Orientale, in particolare le nuove stazioni di Servola e Aquilinia, rientranti nel progetto “Trihub”, il piano integrato di rinforzo del sistema infrastrutturale ferroviario nell’area fra Cervignano del Friuli, Villa Opicina e Trieste, sviluppato in collaborazione con RFI.
Ma l’accordo con CCCC consentirà anche l’accrescimento dell’influenza del porto d Trieste in Europa centrale e, da questo punto di vista, offrirà anche l’opportunità di concretizzare quelle opportunità che potranno derivare dalla costruzione e dalla gestione da parte di CCCC del grande terminal intermodale di Kosiče (Slovacchia). In questo quadro, poi, si possono ricordare i passi preparatori compiuti la scorsa settimana dall’Autorità portuale di Trieste, relativi alla stipula di due memorandumd’intesa per l’implementazione delle relazioni ferroviarie tra lo scalo e l’hinterland di riferimento nell’Europa centro orientale,il primo con ÖBB-INFRA e Rete Ferroviaria Italiana, il secondo con Rail Cargo Austria.
Tutto questo per dire che se la società cinese – di proprietà dello Stato, quotata alle borse di Hong Kong e Shanghai, presente in 155 paesi e forte di un fatturato annuale superiore ai 90 miliardi di dollari USA – punta a Trieste perché è il porto più a Nord dell’Adriatico, quello che in fondo consente di coprire la tratta Cina-Europa il più possibile per via d’acqua (ovviamente più economica rispetto alla via terrestre), ma anche quello più vicino al Centro dell’Europa. E questa prossimità, presente già nel suo DNA dal fatto di essere stato voluto come porto proprio dall’Austria Asburgica, adesso si sta ravvivando in vari modi e con varie opportunità. Ecco perché, come ha dichiarato il presidente dell’Authority Zeno D’Agostino, l’accordo Trieste-CCCC serve innanzi tutto «a organizzare la logistica in uscita dal porto». E poi, una volta aperta la strada, anche a «supportare le esportazioni in Cina e nel Far East delle nostre PMI, che non hanno le dimensioni idonee ad affrontare questo tipo di investimenti», affiancando le imprese italiane interessate a «sviluppare in Cina piattaforme logistiche e portuali che permettano al Made in Italy di raggiungere i flussi commerciali verso questo grande mercato in espansione».