Sapete quanti soldi tra quelli stanziati dallo Stato per il rimborso dei pedaggi autostradali vengono incassati in Italia da veicoli pesanti esteri? Secondo stime accreditate – ma giudicate dagli operatori al ribasso – si parla di circa il 7% del totale delle risorse stanziate. Una percentuale che adesso il governo vorrebbe cancellare, così da poter gratificare maggiormente e con altre misure le aziende di casa nostra. È quanto ha annunciato, nel corso del convegno organizzato dall’Albo per l’autotrasporto all’interno del Transpotec di Verona, il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, dicendosi interessato a riconsiderare le modalità di erogazione dello sconto sui pedaggi autostradali. In che modo? Essenzialmente usando il criterio della nazionalità, così da escludere dal rimborso veicoli identificati con targhe estere.
La ragione espressa dal viceministro per giustificare la misura è quella di voler fornire un vantaggio a chi, tramite la fiscalità nazionale, fornisce già un contributo indiretto alla costruzione delle infrastrutture e, al contrario, di penalizzare coloro che, giungendo dall’estero, non lasciano ricchezza sul territorio e, al contrario, lo inquinano con gli scarichi dei loro veicoli.
Rixi però ha anche affrontato un tema attiguo a questo, relativo ai divieti di circolazione che l’Austria, e in particolare il Tirolo, impongono ai nostri veicoli. E al riguardo ha spiegato che sta facendo pressioni sul governo austriaco per minimizzare questa misura. Anche se la debolezza di questa pressione potrebbe derivare proprio dalle argomentazioni poste alla base del taglio dello sconto sui pedaggi per i veicoli stranieri. È evidente, infatti, che se all’interno del mercato europeo ognuno prende iniziative solitarie per contrastare presunti interessi nazionali, alla fine prevale la logica dei divieti rispetto a quella del dialogo. Perché sarà pure vero che i veicoli stranieri in arrivo in Italia inquinano e non lasciano ricchezza, ma è anche vero che quello dei mancati introiti e dell’eccessivo inquinamento sono esattamente gli argomenti da sempre agitati dall’Austria per imporre divieti ai veicoli italiani. E se così fan tutti, il futuro dell’Europa unita finirebbe per far veramente poca strada.