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Al polo si sciolgono i ghiacci? E Maersk inaugura la rotta artica per i container

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Il pericolo ambientale dello scioglimento dei ghiacci dell’Artico – ormai conclamato – contiene paradossalmente anche nuove promesse e possibilità per il trasporto merci via mare. Le grandi potenze mondiali e i colossi del commercio marittimo stanno infatti valutando le nuove rotte artiche – che finora erano state appannaggio esclusivo delle navi russe – come future possibili vie di comunicazione per il trasporto, per esempio, di petrolio e gas.

Già dal prossimo 1° settembre la Maersk, gigante danese del trasporto di container, invierà la prima nave cargo attraverso l’Artico lungo la rotta del Mare del Nord, in Russia. Più specificamente la Venta Maersk, una rompighiaccio in grado di trasportare quasi 3.600 container, navigherà attraverso la Northern Sea Route salpando dal porto di Vladivostok, nell’Estremo Oriente russo, in direzione di San Pietroburgo e con un carico di pesce surgelato. La rotta prevede il transito per Busan, in Corea del Sud, e il porto di Bremerhaven, in Germania. Il passaggio del cargo attraverso lo Stretto di Bering dovrebbe avvenire il 1° settembre, mentre l’attracco a San Pietroburgo dovrebbe avvenire a fine mese.

Il vantaggio è il risparmio di tempo. Si calcola che il percorso artico per un carico in partenza da Vladivostok per Helsinki, in Finlandia, comporterebbe circa 40 giorni di viaggio contro i 52 che impiegherebbe attraversando il Canale di Suez. Questa stima dovrà ovviamente essere confermata sul campo, sia perché percorrere le acque del Circolo Polare Artico può comportare danni al carico e alla stessa nave, sia perché non si hanno ancora dati precisi e sicuri sui tempi e sulle modalità di percorrenza delle portacontainer rompighiaccio rispetto ai cargo normali. Qualche dubbio infatti rimane anche all’azienda danese, che parla di “viaggio prova per raccogliere dati scientifici” e che non considera la rotta del Mare del Nord come alternativa alle navigazioni convenzionali. Infine la rotta a causa del ghiaccio può essere percorsa per soli tre mesi l’anno, forse quattro in periodi estremamente caldi.

Che però ci sia un interesse effettivo per il passaggio al Polo lo conferma l’altra notizia che riguarda gli Stati Uniti. Gli USA investiranno enormi risorse finanziarie per la fabbricazione di rompighiaccio allo scopo per “sfidare il dominio della Russia – e in futuro della Cina – nell’Artico”, come scrive il Times. Anche qui la considerazione è che lo scioglimento dei ghiacci, nel lungo periodo, aprirà le porte a nuove, interessanti rotte commerciali. 

Per ridurre il divario di rompighiaccio con i russi il Congresso ha approvato un budget della difesa di 717 miliardi di dollari con cui verranno costruite 6 rompighiaccio (di cui 3 pesanti), la prima delle quali dovrebbe essere varata entro il 2023. Secondo le stime preliminari, ciascuna di esse costerà circa 910 milioni di dollari. Al momento, la Russia ha 45 rompighiaccio, mentre gli Stati Uniti una sola pesante, la Polar Star, che ha più di 40 anni, e due più piccole, la prima non più in funzione e utilizzata come fonte di pezzi di ricambio e la seconda, la Healy, di stazza media e usata principalmente per la ricerca scientifica.

La Russiainoltre sta attualmente progettando la costruzione di altre 11 navi rompighiaccio, tra cui 3 nucleari, che dovrebbero essere operative entro il 2020

Anche la Cina è impegnata in questa nuova “corsa al Polo Nord”. La China Ocean Shipping Company (Cosco) ha inviato nel 2017 più di una decina di imbarcazioni attraverso l’Artico. I cinesi vogliono sviluppare il trasporto di GNL dai campi della Siberia, dal momento che Mosca e Pechino hanno accordi di grande rilevanza nel settore energetico. La Cina assumerebbe così un ruolo da leader nello sfruttamento sostenibile delle riserve locali di gas e petrolio e nell’accesso ai consistenti stock ittici. Del resto partire da Shanghai verso l’Europa e attraversare l’Oceano Artico permette un risparmio di tempo del 27% rispetto alla rotta di Suez. Da Qingdao (Cina) a Narvik (Norvegia) la rotta artica è lunga 6.800 miglia nautiche, quella a sud 11.800. Il tutto si accompagna ad un ambizioso programma ambizioso nella costruzione di navi “Classe ghiaccio”, che causa forte la preoccupazione di Washington.

C’è da dire che al momento attuale questi programmi sembrano proiettati in un futuro non vicinissimo, dato che i viaggi artici non sono oggi particolarmente redditizi, ma costituiscono evidentemente un tentativo di combattere il monopolio russo su rotte dalle potenzialità future ancora ignote.

Nel presente la rotta di Suez costituisce ancora la soluzione migliore per lo spostamento delle merci via mare dall’Estremo Oriente al Continente Occidentale. Lo confermano i dati del mese appena passato.

Secondo Mohab Mamish, capo dell’’Autorità che gestisce il canale, i transiti a Suez hanno segnato un picco record il 25 agosto con 49 navi passate che trasportavano 4,2 milioni di ton di merci. I cargo diretti a sud sono stati 33 (per un totale di 2,9 milioni di ton di merci) mentre verso nord sono transitate 16 imbarcazioni (1,3 milioni di ton di carico). Le navi “giganti” a passare per il canale che collega Mediterraneo e Mar Rosso sono state 8, ciascuna con oltre 150 mila ton di merci.

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