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Il pacchetto mobilità incassa il via libera della Commissione trasporti. A luglio l’ok definitivo del Parlamento

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Un primo passo decisamente importante quello compiuto oggi dalla Commissione trasporti del Parlamento europeo in materia di concorrenza sleale nel trasporto merci. La Commissione ha infatti approvato in seconda lettura il «Pacchetto mobilità» riferito all’accordo di fine 2019 – concluso dopo lungo negoziato – tra Consiglio ed Europarlamento.
I contenuti dell’intesa hanno come obiettivo principale quello di dare a tutte le imprese di trasporto su gomma le stesse identiche regole, contrastando le pratiche illegali e migliorando le condizioni di lavoro dei conducenti.

In particolare, le nuove norme vogliono evitare il ‘dumping’ sociale fra Paesi, mantenere entro i limiti strettamente fisiologici il cabotaggio (imponendo pause di “raffreddamento” tra due periodi di effettuazione di trasporti interni ad altri Stati UE) e garantire adeguati intervalli di riposo (in migliori condizioni) agli autotrasportatori, permettendo loro di passare più tempo a casa. Inoltre, i tachigrafi saranno usati anche per registrare gli attraversamenti delle frontiere, in modo da rafforzare la lotta alle frodi.
Il voto in Commissione conferma la decisione di gennaio con cui gli europarlamentari avevano dato una prima approvazione politica all’intesa raggiunta con i Ministri europei. Questi ultimi avevano poi approvato la riforma il 7 aprile.

Un’approvazione senza emendamenti

Il prossimo passaggio avverrà in seduta plenaria, durante la seconda settimana di luglio. La riforma sarà considerata adottata se nessun emendamento verrà approvato dalla maggioranza assoluta dell’aula, cosa peraltro già avvenuta in Commissione.

Infatti, nel voto sui tre rapporti (distacco, tempi di riposo e norme per accesso al mercato e cabotaggio) presentati dai rispettivi relatori, tenutosi in via eccezionale per corrispondenza, nessuno degli emendamenti presentati da alcuni membri dei paesi del cosiddetto gruppo di Visegrád è stato adottato. Più precisamente le raccomandazioni dei relatori sono state adottate senza modifiche ottenendo:

  • 30 voti a favore, 19 contrari e nessuna astensione per le regole sul distacco dei conducenti;
  • 33 voti a favore, 15 contrari e 1 astensione per i tempi di riposo dei conducenti;
  • 33 voti a favore, 16 contrari e nessuna astensione per nuove norme sull’accesso al mercato e sul cabotaggio.
    A questo punto per l’approvazione finale, come detto, manca soltanto il voto della seduta plenaria del Parlamento Europeo di Strasburgo già fissata in calendario per il periodo compreso tra l’8 e il 10 luglio che non dovrebbe presentare particolare sorprese visto il voto di ieri. Per l’adozione – lo ricordiamo – è necessario che il pacchetto mobilità sia adottato senza alcun emendamento con una maggioranza assoluta di almeno 353 voti. A quel punto le norme sul distacco si applicheranno 18 mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento, le regole sui tempi di riposo si applicheranno 20 giorni dopo la pubblicazione dell’atto, quelle sull’accesso al mercato si applicheranno 18 mesi dopo l’entrata in vigore della regola sull’accesso al mercato.

Ma ricordiamo, in breve, i contenuti essenziali del pacchetto.

Tempi di guida, riposo in cabina e tachigrafi

La durata massima del lavoro, così come i tempi minimi di riposo restano sostanzialmente inalterati, seppure la loro applicazione potrà avvenire in maniera più flessibile, in modo da consentire agli autisti di organizzare meglio l’orario del proprio lavoro e di riuscire a rientrare più facilmente presso la propria abitazione. Più precisamente è previsto che essi possano tornare a casa ogni tre o quattro settimane, in relazione al loro orario di lavoro.

Ma la vera grande novità riguarda il riposo settimanale regolare (quello di almeno 45 ore) di cui è obbligatorio fruire in un luogo diverso rispetto alla cabina del camion. Ovviamente, laddove questo riposo avvenga lontano da casa deve essere il datore di lavoro a provvedere alle spese.

Rispetto al cabotaggio il sistema attuale, basato su un massimo di 3 operazioni in 7 giorni rimarrà invariato. Anche se, dopo aver portato a termine un’operazione di cabotaggio, bisognerà attendere 4 giorni per poterne effettuare di ulteriori nello stesso paese e con lo stesso veicolo.

Il principio da applicare al distacco degli autisti

Rispetto al distacco degli autisti viene ribadito il principio che chi è impegnato in servizi di trasporto merci (ma vale lo stesso anche per chi trasporta passeggeri) deve percepire, a parità di lavoro, la stessa retribuzione prevista per i lavoratori del paese del distacco. Tale principio sarà applicato dal primo giorno dell’operazione.

Non varranno al riguardo i trasporti utili a conservare la relazione tra luogo dell’impresa e lavoro dell’autista, così come resteranno esclusi i trasporti bilaterali

Nel tragitto verso il paese di destinazione e lungo la strada del ritorno è permesso organizzare un’attività di carico e/o scarico ulteriore senza che a questa si applicano i principi del distacco. Se in andata tali attività non sono previste, al ritorno possono diventare due. 

Tempi di guida anche per i furgoni attivi nell’internazionale

Per garantire uguali condizioni tra gli operatori attivi con veicoli diversi, le norme in materia di accesso al mercato europeo del trasporto di merci su strada e quelle sui tempi di guida e di riposo, andranno a coprire anche le imprese che operano nel trasporto internazionale con furgoni di oltre 2,5 tonnellate. È previsto comunque un periodo di transizione di 21 mesi per la vigilanza del mercato. Le norme sui tempi di guida e sui tachigrafi dovrebbero essere applicati a questi veicoli a partire dalla metà del 2026.

Rispetto alle cosiddette società di comodo, invece, la riforma intende frenarne l’attività rendendo più stretto il rapporto tra il luogo di stabilimento del trasportatore e le sue attività. A questo scopo i veicoli impiegati nel trasporto internazionale dovranno rientrare presso la sede dell’impresa almeno una volta ogni otto settimane. Tale periodo serve anche per permettere agli autisti di fare ritorno a casa alla fine alla fine del secondo ciclo di lavoro di quattro settimane.

Per riuscire a verificare questi spostamenti internazionali si richiede alla seconda versione del tachigrafo intelligente di registrare in modo automatico il luogo e l’ora in cui il camion ha attraversato la frontiera e di localizzare le attività di carico e scarico. Tali implementazioni verranno introdotte in tre momenti differenti a seconda della tipologie di veicoli: quelli nuovi dovranno esserne equipaggiati a partire dal 2023; quelli attualmente muniti di tachigrafo analogico o digitale dovranno essere riconvertiti entro la fine del 2024, mentre quelli che dispongono della prima versione del tachigrafo intelligente potranno attendere il 2025.

Positivi i commenti

La decisione della UE è stata accolta favorevolmente da tutti gli attori del trasporto italiano.

«La strada intrapresa dalle autorità comunitarie europee è quella giusta – ha commentato il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto, Paolo Uggè – Un passo in avanti verso l’entrata in vigore della riforma del trasporto su gomma. Il principio di riferimento deve essere ‘stesso mercato, stesse regole’, poiché da troppo tempo l’Italia subisce gli effetti di norme disomogenee che alterano il mercato, sfavorendo le nostre imprese, in particolare rispetto a quelle dei Paesi dell’Est».
«Rimane ancora aperta la questione della libera circolazione delle merci ostacolata da alcuni Stati, in particolare dall’Austria – ha chiosato Uggè – Sappiamo però che il ministro De Micheli si sta adoperando per superare anche queste discrepanze».

Da sottolineare, invece, il plauso – non propriamente scontato, viste le relazioni con i paesi del gruppo di Visegrád – da parte degli europarlamentari leghisti. «Il contrasto alla concorrenza sleale e alle conseguenze del dumping salariale in Europa è una battaglia che la Lega porta avanti da tempo in ambito europeo – hanno commentato gli europarlamentari Marco Campomenosi, Paolo Borchia, Massimo Casanova e Lucia Vuolo – Seppur migliorabile, l’accordo va nella direzione di combattere il dumping salariale, con l’auspicio di ridurre la delocalizzazione delle nostre imprese, in Polonia e Slovacchia in particolare. Con questo sistema di regole sarà finalmente possibile limitare il fenomeno di camion che circolano in Italia, Germania, Francia e Austria senza mai rientrare nel loro Paese di origine, impiegando personale pagato con contratti e tutele sociali da Nazione est-europea. Le vittime sono i camionisti, con una concorrenza salariale al ribasso che ha fatto perdere posti di lavoro e creato insicurezza sulle nostre strade. Sarà fondamentale, di pari passo con l’iter del provvedimento, implementare norme e controlli, senza i quali non si potrà avere un miglioramento della situazione attuale».

Soddisfazione è stata infine espressa anche dall’UETR, l’associazione delle PMI dell’autotrasporto europeo. Il presidente Julio Villaescusa ha espresso «apprezzamento per l’eccellente livello di cooperazione finora svolto dalle istituzioni dell’UE. Quasi tre anni di intensi negoziati: questo dimostra, ora più che mai in questi tempi difficili, l’importanza del trasporto su strada per la vera economia europea».

Il Segretario Generale Marco Digioia, invece, ha sottolineato come il pacchetto garantisca alla «liberalizzazione di procedere di pari passo con la concorrenza leale, con il rafforzamento dell’equità sociale e con l’applicazione effettiva e uniforme della legislazione in tutta l’UE».

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