Il parlamento europeo oggi in seduta plenaria ha bloccato il pacchetto mobilità (Mobility Package) nella versione votata dalla Commissione europea ai Trasporti lo scorso 4 giugno e in questo modo ha anche preso la decisione di gettarlo praticamente in un cestino, per riscriverlo integralmente dal principio. Compito questo che, nel procedimento di approvazione delle normative comunitarie, è di competenza della Commissione europea.
La notizia viene accolta positivamente da Maurizio Diamante, segretario nazionale della Fit-Cisl, ritenendo questo stop temporaneo utile «per riaprire la discussione affinché il pacchetto mobilità, che così come è stato approvato il 4 giugno ci appare scellerato, sia emendato e finalmente tenga conto delle criticità che abbiamo avanzato». La soddisfazione di Diamante è giustificata da una valutazione di merito del pacchetto, condivisa peraltro con l’Etf, la Federazione europea dei lavoratori dei trasporti, considerato come uno strumento con cui «ridurre i tempi di riposo e aumentare quelli di guida degli autisti di camion e autobus a lunga percorrenza e peggiorare le condizioni di distacco transnazionale». In questo modo per le vie d’Europa circolerebbero milioni di autisti più stanchi. E parliamo di figure lavorative – si legge nel comunicato – che «già conducono una vita durissima, lavorando anche 18 ore al giorno e mangiando e dormendo sui loro camion», malgrado il divieto in tal senso sancito dalla Corte di giustizia europea lo scorso 20 dicembre.
Quanto al distacco transnazionale, il pacchetto aumenterebbe la concorrenza sleale delle imprese con residenza fittizia nell’Est Europa, che già sottopagano i lavoratori distaccati in Italia ed eludono il fisco italiano”.
E adesso, cosa accade? «Lo stop votato oggi – risponde Diamanti – ci consentirà di riaprire la discussione, per cui aumenteremo, assieme a Etf e agli altri sindacati, la nostra azione di pressione sugli Europarlamentari. L’Europa non è stata fondata sullo sfruttamento, ma sul lavoro e i diritti».