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BRT a Bologna: dei 107 positivi due sono autisti. Ma il contagio è sotto controllo

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Il focolaio registrato al deposito di Bologna della BRT (ex Bartolini) è consistente, ma in fase calante. I positivi, su 328 tamponi effettuati, sono 107, 79 dipendenti della struttura e 28 tra familiari e conoscenti. Ma di questi positivi ben 95 sono asintomatici e 12 sintomatici. Tra questi 2 (un dipendente e un familiare) sono in ricovero ospedaliero e gli altri in quarantena fiduciaria. Dei 79 dipendenti, invece, 77 sono magazzinieri e 2 autisti. A questo punto rispetto a queste persone positive sta scattando l’attività di contact tracing. Alla Bartolini sono stati fatti 328 tamponi, evidenziando 107 positivi, di cui 95 asintomatici e 12 sintomatici, soltanto due dei quali ricoverati. È stata infatti messa in campo un’indagine di contact tracing, come spiega Raffaele Donini, assessore alla sanità dell’Emilia-Romagna, facendo tamponi «su almeno tre cerchi concentrici di contatti di casi, a partire dalle persone che avevano sviluppato sintomi, e continuando a testare anche familiari e contatti delle persone positive e asintomatiche».

Un esempio di questa attività la riferisce Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl di Bologna, a proposito dei 200 tamponi che si stanno effettuando presso l’hub per migranti di via Mattei a Bologna all’interno del quale vivevano due magazzinieri della BRT risultati positivi. E anticipa che «se dovesse venire fuori qualche caso, occorrerà stare molto attenti a dire che si origina, forse, da Bartolini. Al centro di accoglienza il contesto è completamente diverso dagli altri: è un contesto familiare, non è un contesto lavorativo. È un contesto comunitario particolare che condiziona, eventualmente, l’evoluzione del contagio. Ha una storia diversa dal focolaio alla Bartolini».

Un altro filone di tracciamento rimane invece interno al settore logistico, visto che la Regione Emilia-Romagna sta conducendo dei controlli specifici anche all’Interporto, la struttura di scambio modale a pochi chilometri dal capoluogo, tramite controlli a tappeto della temperatura e sensibilizzazione presso tutte le strutture.

Visto comunque l’andamento dei dati, che mostra un decremento dei contagi, è stato deciso di lasciare aperta la sede BRT, seppure continuando a effettuare i controlli e le attività di tracciamento ricordate.

Rispetto all’origine del contagio gli stessi amministratori pubblici hanno sottolineato che le regole per contenere i contagi da Covid-19 «non venivano rispettate», la distanza di un metro non veniva osservata e le mascherine venivano utilizzate in modo saltuario e quindi non correttamente. Ma soprattutto alcuni magazzinieri riscontrati febbricitanti hanno ripreso immediatamente a lavorare non appena la febbre è scesa, quando invece sarebbe stato opportuno  dovuto aspettare qualche . Qualche volta, le persone non mantenevano la distanza di sicurezza di un metro” o “usavano la mascherina in modo saltuario, quindi non in modo corretto”. In più, “passata la febbre” alcuni operai “purtroppo si sono rimessi subito a lavorare. Dovevano avere la sensibilità e l’attenzione di non rimettersi a lavorare”.

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