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Totoministri: ai Trasporti bagarre tra Candiani (Lega) e Castelli (M5S). E Giachino scrive a Di Maio: «Sulla Tav ci ripensi»

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In attesa delle decisioni del presidente Mattarella, si rincorrono le voci sulla possibile compagine ministeriale del costruendo Governo Lega-M5S.  Per quanto riguarda il Ministero che più ci interessa da vicino, quello dei Trasporti e delle Infrastrutture, i nomi in lizza sembrano per ora due: Laura Castelli (Cinquestelle) e Stefano Candiani (Lega).

Al momento Candiani, segretario del partito di Salvini in Umbria, riveste il ruolo di favorito, forte anche del successo elettorale raggiunto nella regione centrale in cui la Lega ha oltrepassato il 20%. La Castelli invece, vicecapogruppo a Montecitorio e fedelissima di Di Maio, pare essere in calo e potrebbe essere destinata al dicastero della pubblica amministrazione e semplificazione. La scelta non è priva di conseguenze pratiche, visto che la Castelli ha condiviso la battaglia dei No Tav in Val di Susa in prima linea e quindi la sua scelta comporterebbe con tutta probabilità un blocco dell’opera ferroviaria.

E proprio sulla Torino-Lione è ritornato Bartolomeo Giachino, già sottosegretario di stato del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel Governo Berlusconi, poi presidente della Consulta Generale per l’autotrasporto e per la logistica e oggi alla guida di Saimare, azienda privata leader nei servizi ausiliari internazionali marittimi.

In una lettera a Di Maio Giachino chiede al leader del M5S di ripensare la posizione di chiusura alla grande opera piemontese. «Non si tratta solo del fatto che bloccare i lavori ci costerebbe due miliardi di euro – scrive Giachino – ma anche di levare un’opportunità di benessere alla Val di Susa e al Piemonte». Giachino ritiene che vada sfruttata in particolare l’opportunità della “Via della Seta” ferroviaria aperta da poco con la Cina e l’Est asiatico, «che si avviano ad avere il 50% della capacità produttiva manifatturiera mondiale e… per esportare le loro merci su rotaia verso Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo sono costretti a utilizzare la linea ferroviaria che passa dalla Polonia e dalla Germania, tagliando fuori la Pianura Padana, la via più breve».

Al contrario il Corridoio Mediterraneo che passa in Italia – se si concretizzerà la TAV Torino-Lione – metterebbe al centro, secondo il politico, degli scambi turistici e commerciali di Europa, Russia e Asia proprio il nostro Paese, «il primo al mondo per interesse turistico e culturale e tra le più importanti aree manifatturiere del mondo con la concentrazione che dal Torinese arriva sino al Veneto». Secondo Giachino, quindi, la Torino-Lione permetterebbe al territorio piemontese di mantenere al top il settore manifatturiero, dando inoltre «un ruolo primario al turismo e alla logistica, due settori ad alta intensità di lavoro».

«Oggi la Pianura Padana, in particolare attraverso l’A4 e l’A32 – aggiunge Giachino – è l’area in cui le merci vanno e vengono da est a ovest e viceversa con una quantità di inquinamento e di incidentalità stradale impressionante. Torino e la Pianura Padana sono a rischio infrazione europea perché ai vertici dell’inquinamento continentale. Il Paese rischia di pagare una sanzione all’Europa di oltre 1 miliardo di euro, senza contare le migliaia di persone con problemi respiratori che muoiono ogni anno… L’unico modo per ridurre inquinamento e incidentalità stradale è dunque quello di spostare quote del traffico merci e passeggeri su rotaia, attraverso il Corridoio Mediterraneo». 

«Mettendo in rete i Corridoi ferroviari sud-nord come il Genova-Rotterdam o il Bologna-Brennero-Berlino e il Corridoio Adriatico-Baltico – conclude Giachino – potremo dar vita attorno agli snodi di Novara, Milano, Verona e Padova alla più grande area logistica del Sud Europa e aumentare gradualmente il traffico su rotaia dal 10% di oggi al 30% e tra 31 anni al 50%».

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