Se ne parlava da qualche giorno, ma ora la brutta notizia è ufficiale. FedEex, colosso americano delle spedizioni, ha deciso di mettere in atto un severo piano di riorganizzazione delle sue sedi italiane. In parole povere, questo significa maxi licenziamenti collettivi: 315 dipendenti – la maggior parte autisti della distribuzione – verranno mandati a casa, insieme a 46 addetti di Tnt, altra azienda acquisita tre anni fa dalla multinazionale di Memphis. Altri 23 lavoratori di FedEx saranno poi trasferiti, così come 92 addetti alle vendite di Tnt.
Fedex Italia attualmente conta 1.143 impiegati in 34 stabilimenti e uffici amministrativi. Di questi 750 sono lavoratori della manodopera e 650 addetti all’area ‘operativa’, di cui 485 corrieri. La Tnt di addetti ne ha 2.500 in 86 stabilimenti, a cui vanno aggiunti altri 4.350 lavoratori di aziende appaltatrici (2.650 sul trasporto e 1.700 al facchinaggio).
La ristrutturazione – ma sarebbe più adeguato chiamarlo «taglio» – interesserà sia le attività commerciali che quelle operative. Per quanto riguarda queste ultime, FedEx vuole chiudere 24 delle sue 34 piattaforme italiane e inoltre altre due piattaforme di Tnt. Le attività commerciali saranno concentrate in 4 centri, mentre l’attività di trasporto verrà sostanzialmente esternalizzata a Tnt. Tra i centri in via di chiusura: Torgiano in Umbria e Ornago in Lombardia, dove anche Malpensa e Brescia sono a rischio.
Ferma la condanna dei sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti: «È un piano caratterizzato solo da licenziamenti di personale, che non hanno senso visto che la produzione non è in sofferenza. E nemmeno è spiegabile un atteggiamento di questo genere, incompatibile con gli obiettivi di crescita dichiarati mesi fa dalle aziende». I sindacati hanno chiesto perciò alle due società di sospendere i licenziamenti, indicendo lo stato di mobilitazione nazionale.
Ma la holding statunitense ritiene impossibili misure alternative «per via della razionalizzazione delle unità presenti sul territorio e spesso sovrapposte e duplicate, con l’effetto di produrre un’eccessiva ridondanza di costi e inefficienza rispetto alla possibilità di svolgere la stessa attività con meno unità e un ridotto numero di lavoratori». Nemmeno in previsione accordi di solidarietà «poiché presuppongono la possibilità di una ripresa dell’attività che invece la ristrutturazione esclude». Per FedEx il licenziamento è fissato a 120 giorni dalla comunicazione del 20 aprile.