La vicenda ve la ricorderete di certo. La sezione di polizia stradale di San Pietro in Bagno, chiamata a controllare il traffico sulla E45 da Casemurate a Pieve Santo Stefano, vale a dire dal confine tra le province di Forlì-Cesena e Ravenna alla provincia di Arezzo, era popolata da numerosi agenti che accettavano volentieri di chiudere un occhio davanti a presunte infrazioni se in cambio le aziende di autotrasporto concedevano regalie di vario tipo, da prosciutti a cene fino a denaro contante. Un accattonaggio collettivo a cui era rimasto estraneo soltanto un poliziotto che per questo veniva destinato a servizi diversi dal controllo stradale.
Ieri, all’udienza preliminare del processo, l’ex comandante della sezione Massimo Bragagni (già in pensione) e l’ex vice comandante Tiziano Bucherini, accusati, insieme a 26 poliziotti loro sottoposti, di corruzione, concussione, truffa ai danni dello Stato e maltrattamenti, hanno chiesto e ottenuto il patteggiamento. Vale a dire sostanza hanno rinunciato a dimostrare la loro innocenza nel processo in cambio di uno sconto della pena di circa un terzo. In questo modo sarebbero condannati a due anni e nove mesi di reclusione il primo e tre anni il secondo, sul quale grava anche l’accusa di violazione del segreto di ufficio. Ma avrebbero però il vantaggio di non rischiare il carcere, pena alla quale sarebbero esposti invece se le cose nel processo si dovessero mettere male, visto che la pena edittale per i reati contestati supera i sei anni.
Non ha chiesto invece il patteggiamento Fabiola Brini, l’altra collega che nel momento in cui iniziò l’inchiesta venne trasferita alla Scuola di Polizia di Cesena, decisa nell’affrontare il processo e sicura di poterne uscire a testa alta.
Il processo continuerà comunque nei confronti degli altri imputati per i quali il pubblico ministero Monica Galassi ha chiesto il rinvio a giudizio. Il giudice dell’udienza preliminare, Monica Galassi, deciderà se proseguire nel processo o se accogliere le richieste di non luogo a procedere dei difensori degli imputati il prossimo 18 aprile.
Infine, un dettaglio sul quale riflettere: l’unico a costituirsi come parte civile nel processo è il poliziotto che non aveva voluto prendere alle trame di corruzione organizzate nel comando e che per questo aveva dovuto subire prese in giro ed emarginazioni. Non compare invece nessuna delle 14 aziende di autotrasporto costrette a concedere soldi, prosciutti e cene varie ai poliziotti accusati.