5,4 milioni di litri di carburante, immessi nel nostro mercato in modo fraudolento tramite due impianti di distribuzione gestiti da due consorzi di autotrasporto merci siti a Fontevivo (Parma), evadendo circa 12 milioni di euro. È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Parma con un’operazione – denominata CockOIL – condotta per due anni e che ha portato al sequestro delle due società e di 3,5 milioni di euro di beni, alla custodia cautelare di cinque persone e alla denuncia a piede libero di altre 13. Dietro l’attività in realtà c’era una vera e proprio associazione a delinquere che acquistava prodotti petroliferi nell’Europa centro-orientale li faceva entrare in Italia come prodotti energetici classificati «oli lubrificanti» e quindi assoggettati esclusivamente all’imposta di consumo, però utilizzati e venduti come normale gasolio per autotrazione con un prezzo di fatto inferiore al 70% di quello di mercato, ottenuto aggirando IVA e accise.
In pratica l’organizzazione, tra il 2014 e il 2015, operava in questo modo. Acquistava l’olio lubrificante in Centro ed Est Europa, perché lì non è sottoposto a imposta di consumo. Quindi la faceva partire verso l’Italia a bordo di veicoli, anche se di fatto il nostro paese compariva soltanto come territorio di transito, in quanto gli autisti venivano muniti di documenti di trasporto che indicavano destinazioni diverse, come Grecia o Malta. Poi però entrati effettivamente nel nostro paese gli stessi autisti ricevevano dall’organizzazione dei falsi DAS (Documenti di Accompagnamento Semplificato) in cui venivano indicati come mittente e destinatario due società fittizie, ma la merce trasportata era segnata come gasolio. E così il carburante veniva scaricato nei consorzi di Fontevivo che si occupavano della distribuzione tramite i proprie impianti.
Rimaneva da pulire la contabilità, operazione gestita ricorrendo a fatture per operazioni inesistenti emesse da società compiacenti oppure tramite annotazione dei DAS fasulli.
Poi, nel corso del 2015 per non correre troppi rischi, l’organizzazione decideva di cambiare il giro degli acquisti per rivolgersi direttamente al mercato nazionale dove comprava olio lubrificante tipo SN80, facendolo figurare come acquirente una società dell’Est Europa, in realtà inesistente, e come destinatari alcuni trasportatori esteri, in modo da aggirare il mancato versamento dell’imposta di consumo e dell’IVA. E anche qui il carburante così acquistato veniva trasferito a Fontevivo da dove avveniva l’immissione in commercio.
Così, in un paio di anni, l’organizzazione riusciva a movimentare e a vendere circa 5,4 milioni di litri di carburante e a evadere 7 milioni di euro tra imposte, IVA e Irap e 5 milioni come accise. E proprio per evitare il pagamento di queste somme l’organizzazione criminale faceva fallire anche uno dei due consorzi di Fontevivo.
Due anni per mettere insieme la frode e due per scoprirla. Ma alla fine, come nella finale, i truffatori sono stati scoperti. Cinque, come dicevamo, tutti italiani, sono agli arresti domiciliari e si è provveduto a sequestrare i loro beni per un totale di 3,5 milioni di euro. Altri 13 denunciati a piede libero con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari e fallimentari, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e falsificazione di documenti.