Come si fa a frenare l’emorragia di aziende italiane di autotrasporto che, motivati dai ridotti costi del lavoro, si trasferiscono in paesi dell’Est Europa o il vizio di tante altre di affidarsi a lavoratori distaccati piuttosto che investire su nuovo personale? Il contratto collettivo dell’autotrasporto non contiene una risposta precisa in tal senso. Ma cerca di incentivare l’occupazione di giovani attraverso un contenimento dei costi. I modi sono essenzialmente due.
Il primo è quello di contenere la retribuzione del neoautista. In pratica si consente all’azienda di pagare un conducente che ha una patente da meno di tre anni:
– il 90% della retribuzione tabellare per il primo e il secondo anno;
– il 95% per il terzo anno.
Al quarto anno, poi, ci sarà un allineamento con i valori tabellari. Ovviamente, questo sconto non potrà essere concesso se l’azienda ha realizzato processi di riduzione del personale nell’ultimo anno e senza un accordo con le organizzazioni sindacali.
Inoltre, sempre ai lavoratori neoassunti, possono essere calcolati diversamente la maturazione del ROL (riduzione orario di lavoro) e delle ex festività soppresse. Per la precisione, almeno rispetto al personale viaggiante, sarà riconosciuta:
– il primo anno una maturazione di una giornata di ex festività e di 1,5 giornate di permessi;
– il secondo anno 2,5 giornate di ex festività e 2,5 giornate di permessi
– il terzo anno 4 giornate di ex festività e 4 di permessi.
Dal quarto poi sarà riconosciuta una maturazione al 100% di questi istituti.
Un meccanismo analogo vale anche per aziende aderenti alle associazioni dell’artigianato, per le quali esiste la possibilità di assumere a tempo indeterminato lavoratori con più di 29 anni di età riducendo lo stipendio secondo queste modalità:
– il 15% in meno il primo anno
– il 10% in meno il secondo e il terzo anno
– il 5% in meno il quarto e il quinto anno.
È necessario però che questo contratto abbia forma scritta e che il lavoratore non abbia lavorato con le stesse professionalità per un periodo superiore ai 5 anni. In questo modo si intende favorire oltre che l’occupazione anche il reinserimento di lavoratori non più gioanissimi.