C’è un nuovo contratto collettivo dell’autotrasporto che dovrebbe valere fino al 31 dicembre 2019. Il condizionale è d’obbligo perchè formalmente il testo deve essere vagliato dalle assemblee delle singole associazioni che lo hanno sottoscritto e a quel punto essere confermato. Procedura questa che dovrà avvenire entro il prossimo febbraio. Intanto però emergono alcuni dettagli del nuovo contratto.
Vi abbiamo detto dell’aumento retributivo una tantum di 300 euro, vale a dire quello che copre il tempo trascorso senza che ci fosse un contratto. Ma c’è anche un aumento medio di 108 euro da parametrare in relazione alle singole mansioni. E qui arriva il primo contenuto di novità per il personale viaggiante, comprensivo ovviamente degli autisti. La cosa inedita riguarda la riformulazione delle qualifiche degli autisti suddividendole in 8 livelli. In particolare il 3° livello super è stato diviso in 3 qualifiche (A,B,C) che prendono in considerazione non solo il veicolo guidato e la patente posseduta, ma anche la mansione svolta, come per esempio i bisarchisti, gli autisti di merci pericolose, eccetera.
Inoltre, un punto su cui hanno tanto insistito i datori di lavoro riguarda l’assenteismo. E qui la ricetta per curare questa criticità è quella di decurtare la retribuzione dopo il quarto lunedì di assenza dal lavoro. Dopo 3 eventi di malattia che iniziano di lunedì (per la durata massima di 7 giorni), la retribuzione del lavoratore sarà decurtata, fatte salve alcune patologie che il contratto riconosce ed esonera da questo meccanismo.
In più, oltre a queste nuove definizione delle mansioni e a questi vincoli all’assenteismo, scatta pure per il personale viaggiante la settimana mobile e la discontinuità automatica, due aspetti sui quali torneremo nei prossimi giorni.
Infine, dobbiamo chiarire che quanto avevamo scritto rispetto alla maggiore elasticità dell’orario di lavoro riguarda soltanto il personale non viaggiante. In pratica con il nuovo contratto si dà la possibilità ai datori di lavoro di programmare l’attività riducendo le ore di lavoro fino a un minimo di 6 e aumentandole fino a un massimo di 9 in relazione all’andamento dell’attività. Insomma, se il lavoro scarseggia si scende, se incontra dei picchi si sale. Una previsione, questa, giudicata innovativa, soprattutto dalla parte datoriale.