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60 nuovi trattori per la flotta Arcese

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Entrano 60 nuovi trattori nella flotta del Gruppo Arcese. Tutti saranno messi su strada entro la metà di ottobre e si andranno ad affiancare agli altri 700 in dotazione dell’azienda, cui si aggiungono 2800 semirimorchi. Si tratta di veicoli con motore a sei cilindri Euro VI e potenziati con il cruise control predittivo. Dalla Arcese Trasporti però non specificano tanto il marchio di veicoli acquistati (dalla foto diffusa sembrerebbero soprattutto Stralis Iveco con l’aggiunta di qualche Mercedes Actros), mentre il presidente del gruppo, Matteo Arcese, aottolinea che consentiranno «di ridurre le emissioni di CO2 nell’ambiente e garantire la massima sicurezza dei nostri autisti». Rispetto al loro utilizzo, invece, si indicano come missioni dedicate sia le tratte internazionali sia i servizi di terminalizzazione legati al trasporto intermodale e, in particolare, «saranno impiegati per rafforzare i servizi di backup attivati, messi in campo per minimizzare gli impatti della chiusura della tratta» ferroviaria della valle del Reno interrotta durante l’estate. Questo perché «nonostante il tratto è stato riaperto in anticipo rispetto alla data inizialmente prevista, ci aspettiamo che la ripresa dell’operatività della linea sarà graduale e che, a seguito del prolungato blocco, sarà necessario del tempo affinché le attività riprendano a pieno regime».

Se queste sono le missioni riservate ai nuovi veicoli, rimane da affrontare il problema legato a chi li conduce. È il COO di Arcese, Marco Manfredini, a porre questa problematica sottolineando come «reperire autisti qualificati in Europa è sempre più problematico, difficoltà accentuata dalla mancanza di normative europee omogenee tra i diversi Paesi in cui i mezzi viaggiano. Nel medio lungo termine questo può comportare delle ripercussioni sui flussi import/export e quindi sull’intero tessuto industriale. Ci auguriamo che a breve queste problematiche trovino una giusta risoluzione, per proteggere il nostro settore e, più in generale, la crescita del PIL in Europa».

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