La norma con cui punire chi guida parlando al telefono deve comportare la sospensione della patente alla prima violazione. Se scatta alla seconda diventa praticamente inutile. È questo il giudizio molto netto che Giordano Biserni, presidente di ASAPS, fornisce della modifica dell’articolo 173 del CdS avvenuta in Commissione Trasporti della Camera. Perché di fatto l’unica modifica oggi rimasta riguarda solo il raddoppio del periodo di sospensione della patente portato da 2 a 6 mesi (rispetto agli attuali da 1 a 3 mesi), ma sempre alla seconda violazione nei due anni, col raddoppio dei punti prelevati da 5 a 10. A questo punto – scrive Biserni in un comunicato – «francamente consideriamo la modifica assolutamente insufficiente anzi inutile».
Nella ricostruzione della vicenda, in realtà, emerge anche qualche contraddizione. Perché – si ricorda – l’idea di inasprire le pene per chi telefona alla guida venne fuori in concomitanza con la diffusione delle statistiche dei primi mesi del 2017, in cui la sinistrosità tornava a crescere. E questa idea venne fatta proprio da Riccardo Nencini, vice ministro ai Trasporti, e condivisa dal direttore del Servizio Polizia Stradale Giuseppe Bisogno. Adesso, invece, malgrado le evidenti conseguenze prodotte dalla «ciclopica forza distrattiva» del telefono, si torna indietro, eliminando la sospensione alla prima violazione. «Alzi la mano chi conosce qualcuno – ironizza Biserni – che in questi anni ha subito un ritiro della patente per doppia violazione dell’art. 173 nel biennio. Nessuno o quasi». Ed ecco perché l’ASAPS lancia un appello ai parlamentari per un ripensamento, da manifestare non appena – come ha preannunciato – lo stesso vice ministro Nencini presenterà un emendamento che preveda il ritorno alla ipotesi iniziale: sospensione della patente alla prima violazione così come auspicato dal Servizio Polizia Stradale.