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Germania: lo stop agli sgravi sul gasolio muove la protesta di autotrasporto e agricoltori

Fino al 12 gennaio viaggiare sulle strade tedesche sarà complicato. Perché dopo che la locale Corte Costituzionale ha vietato di distrarre 60 miliardi per il Covid verso altri capitoli di bilancio, il governo ha deciso di tagliare i sussidi sul carburante utilizzato da camion e trattori. E lì sono partite cortei e blocchi stradali che si concluderanno con una manifestazione a Berlino il 15 gennaio. Oltre alla questione gasolio, i camionisti chiedono una revisione del nuovo pedaggio autostradale e la realizzazione di nuove aree di sosta

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Soffia una freddissima aria di protesta sulla Germania, che schiera affiancate tante categorie e settori operativi: agricoltori, camionisti, spedizionieri, macchinisti ferroviari. E questo vento finisce per essere percepito anche in Italia, un po’ perché le ragioni dello scontento sono molto simili a quelle che si respirano da noi, un po’ perché la nostra economia è in buona parte agganciata a quella tedesca, un po’ perché negli ultimi anni, per tutta la lunga stagione di Angela Merkel, il termine «protesta» di piazza era stato praticamente sconosciuto, mentre adesso torna prepotentemente di moda. 

Ma come e perché nasce la protesta, partita già da un paio di giorni e destinata ad andare avanti fino a una manifestazione finale in programma a Berlino per il prossimo 15 gennaio?

All’origine della protesta

All’origine delle proteste c’è la contrarietà alla decisione del governo di tagliare alcuni sussidi per il gasolio agli agricoltori e ai camionisti. Decisione scaturita dopo che la Corte Costituzionale tedesca aveva chiarito all’esecutivo guidato da Olaf Scholz che non poteva riallocare per scopi diversi una sessantina di miliardi di fondi concessi per gestire l’emergenza legata al covid. A quel punto, svanendo questi fondi, il governo ha effettuato un po’ maldestramente qualche taglio per cercare di coprire i buchi che si sono venuti a creare nelle casse pubbliche.Ma a quel punto ha dovuto agire in maniera molto repentina, prendendo cioè delle decisioni da un giorno all’altro senza prima consultare le parti sociali e soprattutto individuando una forma di risparmio in una misura di cui ormai si discute in tutta Europa: quella relativa cioè alla rimozione dei sussidi che finiscono per avere conseguenze climalteranti. Detto altrimenti, anche in Germania, un po’ come in Italia, gli agricoltori e gli autotrasportatori beneficiano di sussidi pubblici che contengono il costo del gasolio. E il governo, al cui interno è presente anche una componente verde oltre che socialdemocratica, ha pensato di eliminare questo sussidio in modo da ottenere un duplice vantaggio: un contenimento della spesa pubblica, quantificata in circa 17 miliardi, e una riduzione delle emissioni inquinanti.

Le azioni di protesta e le conseguenze prodotte

La cosa però ha fatto scatenare la protesta sia della Deutschen Bauernverbandes (DVB), vale a dire l’Associazione tedesca degli agricoltori, sia dell’Associazione federale per la logistica dei trasporti stradali e lo smaltimento dei rifiuti (BGL). E insieme hanno predisposto un pacchetto di azioni di protesta partite appunto lo scorso 8 gennaio, destinate ad andare avanti fino al 12, per poi a concludersi con una manifestazione generale il 15 gennaio a Berlino. E la protesta fin dai primi giorni ha creato conseguenze tangibili: migliaia e migliaia di veicoli – sia trattori, sia camion – sistemati lungo le strade o in corrispondenza delle uscite autostradali in modo da rallentare o addirittura bloccare il traffico; cicli produttivi basati sul just in time ridotti al lumicino per impossibilità di ricevere componentistica, tanto che a Emden, nel nord del paese, uno stabilimento Volkswagen ha dovuto addirittura interrompere la produzione. E poi un manifestante è rimasto ferito in maniera molto grave dopo essere stato investito da uno dei mezzi che partecipavano alla protesta.

Le controproposte del governo… rimandate al mittente

Davanti a questa situazione e davanti pure al rischio – abbastanza concreto – che nella protesta potessero trovare spazi formazioni di estrema destra, il governo ha cercato di rivedere le misure o di ritardarne l’entrata in vigore. Nel senso che, se inizialmente aveva proposto di abolire le agevolazioni fiscali per l’acquisto di attrezzature agricole e forestali nonché i sussidi per il gasolio agricolo, poi ha deciso di confermare le agevolazioni fiscali e di eliminare i sussidi per il carburante soltanto gradualmente fino al 2026. Si tenga presente che i sussidi governativi consentono agli agricoltori di pagare circa la metà del prezzo che pagano gli automobilisti per il diesel. Gli agricoltori, tuttavia, ribattono sostenendo di non avere al momento attuale alternative al gasolio e che l’azzeramento dei sussidi potrebbe portare al fallimento tante piccole realtà.

Le richieste dell’autotrasporto

L’Associazione federale per la logistica dei trasporti stradali ha invece chiesto, insieme alla preservazione dei sussidi sul gasolio, anche la riduzione dei pedaggi autostradali e in particolare della tassazione separata  e l’incremento degli investimenti in infrastrutture necessarie per la mobilità in generale (come in strade e ponti) e per il settore (parcheggi soprattutto). 

La discesa in campo dei macchinisti ferroviari

In più da ieri sera, con un giorno di distanza dal trasporto merci, è partita anche un’altra protesta che coinvolge l’Unione tedesca dei macchinisti delle locomotive (GDL), il cui sciopero andrà avanti tre giorni (da mercoledì fino a venerdì alle 18) ma dovrebbe avere ripercussioni anche nel prossimo fine settimana. La Deutsche Bahn ha annunciato di aver applicato l’orario di emergenza, fortemente limitato. La cosa ha provocato numerose cancellazioni di treni anche nel traffico passeggeri transfrontaliero con la Svizzera. Le restrizioni dureranno probabilmente fino alle 18.00 di venerdì.

Una cosa però è da chiarire: se in questo modo i diversi scioperi vanno a sovrapporsi, in realtà non sono legati dal punto di vista dei contenuti. La GDL, per esempio, ha indetto la protesta nel momento in cui la Deutsche Bahn ha interrotto le trattative per gli incrementi salariali di circa 10.000 dipendenti, ma non esprime critiche dirette al governo federale. Aspetto invece presente nelle rivendicazioni di altre sigle. 

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