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«Guidare diventa noioso e mi impedisce di pianificare la vita»

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Cara Laura, nell’ultimo periodo sto valutando l’idea di cambiare lavoro scendendo dal camion, un sogno che ho realizzato solo qualche anno fa. La vita da camionista non è quella che vivo al momento: ogni giornata mi sembra uguale, i viaggi sono sempre gli stessi e la monotonia dopo un po’ mi pesa. Il mio capo è vicino alla pensione e quindi forse è normale che non si dedichi troppo alla ricerca di nuovi viaggi. Se è vero che questo mi permette di partire allo stesso orario tutti i giorni (le quattro del mattino) e di rientrare quasi tutte le sere, è anche vero che alla monotonia sì aggiunge la fatica (se non l’impossibilità) di programmare qualunque tipo di appuntamento a causa della totale incertezza sull’orario di rientro. Ovunque io guardi non trovo l’appiglio giusto per capire se la scelta che ho fatto sia quella corretta. In più, io e il mio compagno sti amo pensando a una famiglia e, visto che facciamo entrambi questo lavoro, risulta difficile comprendere come conciliarlo con l’eventuale gesti one di un figlio. (Beatrice_Varese)

Cara Beatrice, ti capisco su tutti i piani. La monotonia uccide anche me che conduco una vita normalissima dal punto di vista degli orari (sono sul camion dalle 7.30 alle 17), ma per nulla stimolante a livello professionale. Di contro, mi permette di gestire la famiglia e di avere la flessibilità che mi serve per scrivere su UeT. Chiederti se ti sei guardata intorno per cercare qualcosa in grado di aiutarti, mi sembra superfluo.

In ogni caso, per esperienza personale, posso dirti che, nel caso dovessi affrontare una gravidanza, il nostro è un lavoro considerato «a rischio» e quindi potresti andare in maternità (in accordo con il ginecologo e per necessità, ma anche per decisione dell’azienda), già dal primo giorno, presentando certificato di gravidanza. Non ti sto suggerendo un trucchetto per beneficiare di una pausa lavorativa. Voglio indicarti delle possibilità in grado di metterti in condizione di respirare e di capire come organizzare la gestione familiare, valutare i vari congedi a disposizione ed eventualmente pianificare per tempo il rientro con il tuo titolare. Molto meglio che trovarsi spaesati e senza soluzioni solo pochi mesi dopo il parto (come successe a me, purtroppo) e dover optare – senza possibilità di scelta – per il licenziamento volontario entro l’anno di vita del bambino per poter accedere ai due anni di Naspi.

Questa soluzione è e deve rimanere uno strumento emergenziale, non una scusa con cui le aziende evitano di pensare realmente alle pari opportunità. Soprattutto perché oggi, dietro alla scelta di diventare autista, c’è un investimento di tempo e di soldi notevole che giustamente non va lasciato nel cassetto dei sogni incompiuti. Senza considerare che nel mercato del lavoro una persona qualificata come autista dovrebbe investire ulteriore tempo e soldi per riqualificarsi (per poi acquisire, magari, una mansione poco gradita).

Un’ulteriore riflessione per affrontare un aspetto meno pratico: dietro a ogni scelta ci sono esperienze, aspirazioni ed emozioni che vanno rispettate e soprattutto non negate. Non sei obbligata a scegliere tra lavoro e famiglia (inutile dire che il grande sacrificio all’interno di una famiglia si declina tutto al femminile, nonostante non sia giusto, e che la società non è ancora pronta ad accogliere una donna come madre e come persona), ma nemmeno a tenere insieme tutto se senti di non farcela. Decidi la priorità per te (prima ancora di quella di coppia) per poter arrivare preparata. Prenditi del tempo per ascoltarti e, se necessario, valuta l’opportunità di una psicoterapia (io, tornassi indietro, lo farei dal primo giorno di gravidanza).

L’ultima cosa che mi sento di dirti (e che ribadirei a quella che ero qualche anno fa) è che comunque il periodo della maternità è limitato. I figli crescono velocemente e nel lungo periodo di una vita, quello della loro infanzia è davvero breve. Io non lo avevo capito e ora mi pento di aver avuto tutta tanta fretta di ricominciare (e di prendere decisioni sbagliate).

Per sbrogliarti scrivi a: l.broglio@uominietrasporti.it

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