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Tutti contro gli aumenti dei pedaggi: Salvini annuncia il ritiro

L’emendamento alla legge di conversione del decreto Infrastrutture non è piaciuto a nessuno. E anche se di fatto sarebbe costato a tutte le categorie di utenti autostradali un euro ogni 1.000 km, sia forze interne alla maggioranza, sia il fronte (ineditamente compatto) delle opposizioni, sia tante associazioni di consumatori hanno sollevato un coro così feroce di polemiche da indurre il ministero delle Infrastrutture a fare marcia indietro. Almeno a parole…

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Sono bastate poche ore e il paventato aumento dei pedaggi autostradali, comparso in modalità silente sotto forma di emendamento nella legge di conversione al decreto Infrastrutture in discussione alla Camera, ha sollevato un autentico polverone estivo. La sostanza del provvedimento, emersa con sforzo interpretativo considerevole visto lo stile criptico del testo, serviva a incrementare i pedaggi di un millesimo a chilometro e quindi di un euro ogni 1.000 per tutte le tipologie di veicoli e di classi di pedaggio. Lo scopo doveva essere di finanziare l’Anas, alle prese con maggiori costi di illuminazione pubblica e di costi della manutenzione, con una novantina di milioni di euro a regime. Ma le modalità con cui è nata la sortita, vale a dire senza dichiararla, rendendola applicabile immediatamente – dal 1° agosto, ovvero dal primo giorno del mese successivo a quello dell’entrata in vigore, vincolata, per la scadenza dei 90 giorni del decreto Infrastrutture, al 20 luglio – e per di più concependola appositamente per farla rimanere sottotraccia (merito al Sole 24 Ore di averla individuata e smascherata), ha urtato tutti: forze interne alla maggioranza, l’intero fronte delle opposizioni mai così compatto e anche una lunga serie di associazioni di consumatori. Le definizioni date del provvedimento, particolarmente colorite, sintetizzano il clima dello scontro: «vigliaccata», «scandalo», «aumento spaventoso», solo per citarne alcune rispettivamente di Riccardo Magi di +Europa, di Tino Magni di AVS, di Raffaella Paita di IV.

Alla fine, pressato anche dall’interno del governo, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha deciso di annunciare il ritiro del provvedimento. Ovviamente, nessuno può dire se effettivamente la cancellazione sia effettivamente avvenuta. Ma viste il coro di polemiche suscitate dalla scoperta dei preventivati annunci, tutto lascia presupporre che le cose andranno effettivamente così. La faccia di Salvini sembra valere di più di 90 milioni di euro per l’Anas.

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