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Trieste è il porto più ferroviario d’Italia. Anzi, d’Europa

Con il 54% di quota modale via ferrovia, lo scalo giuliano – secondo i dati diffusi da SRM (centro studi legato a Intesa-San Paolo) – supera nettamente non soltanto gli altri porti italiani, ma mette in fila anche Bremerhaven (46,4%), Amburgo (37,2%), Rotterdam (10%) e Valencia (7%)

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Che fosse al top in Italia tra i porti connessi con la ferrovia, di quelli cioè che fanno partire dalle proprio banchine più merci via ferro, era notizia risaputa. E poi, visto il deserto intorno, non ci vuole nemmeno tanto. Ma che Trieste potesse eccellere anche su una scala continentale non era così scontato. Invece è quanto è emerso a Napoli, nel corso della presentazione del «Rapporto sull’economia del mare» curato da SRM – Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo. A contendergli il titolo di scalo più intermodale di Europa, seppure a debita distanza, è Bremerhaven che raggiunge una percentuale del 46,4%,. Parliamo di un porto marittimo situato alla foce del fiume Weser, nel nord-ovest della Germania, che poi sfocia nel Mare del Nord. Due curiosità: la prima riguarda il fiume Weser, molto meno noto di Danubio e Reno, eppure tra quelli che scorrono interamente in territorio tedesco è il fiume più lungo della Germania; la seconda riguarda il fatto che Bremerhaven, malgrado il nome tragga in inganno, non c’entra niente con Brema. O per lo meno, è parte a livello amministrativo della città-stato di Brema, ma di fatto conserva una sua autonomia. Peraltro, sempre a proposito di primati e di intermodalità, l’interporto di Brema qualche anno fa ha superato di pochissimo quello di Verona (Quadrante Europa) nella classifica delle infrastrutture interportuali più grandi di Europa.

Alle spalle di Bremerhaven c’è un altro porto tedesco, quello di Amburgo che è anche più blasonato, ma raggiunge un comunque considerevole 37,2%, anche grazie ai tanti treni container che collegano questo porto con i principali centri economici della Cina, come ZhengzhouXi’an e Jinhua. Il più grande porto di Europa, invece, quello di Rotterdam raggiunge appena la doppia cifra (10%). 

Infine, tra i porti spagnoli quello che sta lavorando meglio sulla connessione ferroviaria è Valencia, che lo scorso anno ha visto lievitare il quantitativo di merci in partenza dal porto tramite ferro dell’11,85%. Ma anche grazie a questa performance non va oltre iil 7,27%.

Il primato di Trieste ha un valore anche da un altro punto di vista. Spesso le politiche ambientaliste della Commissione europea vengono definite impegnative, per non dire eccessive. Lo scalo triestino dimostra che in realtà tutto è relativo. Prova ne sia che se a Bruxelles hanno indicato la percentuale di shift modale su ferro da raggiungere entro il 2030 in un 30%, per poi puntare entro il 2050 a un 50%, il capoluogo del Friuli Venezia Giulia dimostra già oggi che è raggiungibile e superabile.

«Sapevamo di avere numeri solidi sul trasporto merci via ferro – ha commentato con una punta di orgoglio il commissario straordinario Antonio Gurrieri – ma il confronto con altri porti europei dimostra quanto questo risultato sia rilevante anche in chiave internazionale. È un dato che rafforza il ruolo di Trieste e contribuisce a dare all’Italia una posizione più forte nel dibattito europeo sulla logistica sostenibile».

Peraltro a Trieste l’intermodalità non viene soltanto praticata, ma viene anche insegnata. Dal prossimo settembre infatti partirà per iniziativa della locale Università agli Studi un corso di Alta Formazione in Logistics Management, in cui ovviamente viene contemplato – visto il contesto – un approfondimento in chiave pratica del trasporto intermodale. Altri dettagli in questo video reel.

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