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Le voci di dentro di… Lorenzo Capra

Racconti interiori di chi vive la strada ogni giorno

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Come ti sei avvicinato a questo lavoro?

Sono cresciuto in una famiglia di autisti: mio padre e i miei zii facevano questo mestiere e da bambino andavo spesso in viaggio con mio papà durante le vacanze. Mi affascinava tutto: il camion, la strada, quell’idea di libertà. La mia prima esperienza di lavoro però è stata in fabbrica, ma dopo un po’ ho capito che non faceva per me. Così ho preso le patenti e sono tornato alla mia vera passione: guidare.

La figura di tuo padre è stata importante in questa scelta?

Assolutamente sì. Con lui ho imparato ad amare questo lavoro, eravamo una squadra, io e lui. Purtroppo, oggi non c’è più, ma so che sarebbe orgoglioso di vedermi qui, ancora al volante, a portare avanti la sua storia. In un certo senso continuo quello che lui aveva iniziato, e lo faccio con lo stesso entusiasmo.

Hai famiglia? Come concili vita privata e lavoro?

Sì, sono sposato e ho una figlia di 22 anni. Lavoro in giornata, quindi ogni sera rientro a casa. Questa è la parte più bella: fare un lavoro che ami e, allo stesso tempo, non dover stare via giorni interi. La famiglia viene prima di tutto, e questo equilibrio per me vale oro.

Quali sono le difficoltà più grandi che incontri ogni giorno?

Dipende. Ci sono aziende facili da raggiungere, altre in posti scomodi, con strade strette di campagna e manovre complicate da affrontare. Le difficoltà maggiori sono i pericoli della strada. Devi avere pazienza, attenzione e sangue freddo.

Ti è mai capitato di vivere momenti difficili, di quelli che non si dimenticano?

Quando ero giovane, in viaggio con mio padre, ho assistito ad alcuni incidenti gravi. Quelle immagini ti segnano, ti fanno riflettere sul fatto che questo lavoro non è solo bello e appassionante, ma che il rischio fa parte di questo mestiere.

Come è cambiato il ruolo dell’autista in vent’anni?

Rispetto ai tempi di mio padre, sono migliorati i mezzi. Oggi si viaggia più comodi, con più sicurezza, meno fatica. Quello che purtroppo è rimasto indietro sono le infrastrutture: strade vecchie, autostrade spesso uguali a trent’anni fa, poche aree di sosta attrezzate. C’è ancora tanto da fare per rendere il nostro lavoro più sicuro e dignitoso.

Un consiglio a chi oggi si affaccia a questo mestiere?

Prima di tutto, la passione: senza, meglio non iniziare. Poi, studiare e prepararsi, perché non si smette mai di imparare. E soprattutto, smettere di giudicare. Oggi, per esempio, vedo più donne al volante e non capisco chi si permette di dire che non possono farlo. Per me, invece, è bellissimo, perché questo lavoro non ha genere o etichette. Anzi vorrei che ci fossero ancora più donne in questo settore e che chi guida imparasse a rispettare chiunque. Senza pregiudizi.

Se vuoi par parte anche tu della nostra rubrica e raccontare la tua storia, scrivi a redazione@uominietrasporti.it

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