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Da oggi Scania vende camion a guida autonoma

Il momento è quasi storico: da oggi il costruttore svedese raccoglie gli ordini da chi volesse acquistare ribaltabili a guida autonoma. Certo, saranno consegnati tra un anno e mezzo, si indirizzano soltanto al trasporto in miniera e il primo mercato a cui si guarda è per adesso quello australiano. Ma al fondo c’è comunque un dato evidente: la guida autonoma a livello tecnologico è pronta. Adesso bisogna risolvere i problemi normativi e assicurativi. E in Italia, come la stiamo affrontando questa rivoluzione? La risposta che emerge da «100 Numeri per capire l’autotrasporto» è abbastanza edificante

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Segnatevi la data odierna sul calendario perché molto probabilmente un giorno indicherà una pietra miliare nella storia dell’autotrasporto. Scania da oggi vende ufficialmente veicoli a guida autonoma. Per dirla in modo più corretto, raccoglie gli ordini per poi consegnare i veicoli tra un anno e mezzo circa, vale a dire all’inizio del 2026. O per essere ancora più precisi, non si tratta ancora di un’offerta globale, ma punta a un segmento specifico di mercato, quello in cui l’utilizzo di veicoli a guida autonoma risulta più facile. Parliamo più specificatamente del settore minerario e quindi di veicoli che non viaggiano lungo le strade insieme ad altri mezzi, non devono rispettare le norme del codice, non pongono problematiche di tipo assicurativo. In ogni caso, il sol fatto che il costruttore svedese prenda la decisione di proporre ad aziende di autotrasporto l’acquisto di un veicolo a guida autonoma, equivale a dire che questa tecnologia è assolutamente matura e che dal punto di vista tecnico non ha alcun ostacolo. Semmai, le problematiche a cui far fronte sono quelle – appena sottintese – relative alle questioni normative e di garanzia del veicolo.

Ha quindi ragione a essere particolarmente euforico Peter Hafmar, vicepresidente e responsabile delle soluzioni autonome di Scania, che non a caso definisce la notizia di oggi, il «passaggio dalla ricerca e sviluppo al lancio di un prodotto commerciale» come «una pietra miliare per noi e per il trasporto pesante autonomo in generale. Si tratta del prodotto più avanzato che Scania abbia mai immesso sul mercato».

Il primo modello che sarà introdotto sul mercato sarà un ribaltabile da 40 tonnellate, che sarà seguito a stretto giro dalla versione da 50 tonnellate.

In Scania sottolineano come la guida autonoma rappresenta non soltanto una conquista tecnologica e uno strumento per conquistare – in particolare nel settore minerario – maggiore sicurezza e produttività dei veicoli, ma facilita un metodo per facilitare l’introduzione dell’elettromobilità. In quanto – come fa notare lo stesso Hafmar – «è più facile elettrificare le operazioni con gli autocarri autonomi Scania rispetto agli autocarri tradizionali per il trasporto pesante».

La situazione in Italia

E in Italia quando potrà essere acquistato un camion a guida autonoma? In Scania non rispondono ancora. Ciò che si sa è che i veicoli a guida autonoma del Grifone saranno introdotti inizialmente in Australia e subito dopo in Sudamerica, un continente in cui la presenza del costruttore scandinavo è particolarmente rilevante, in particolare nel segmento minerario. 

Ciò non significa comunque che il nostro paese non si stia muovendo sull’argomento. Come si ricorda anche in «100 Numeri per capire l’autotrasportoTutte le spine della sostenibilità» realizzato da Uomini e Trasporti e presentato di recente al Transpotec a Milano, Autostrade per l’Italia ha avviato la sperimentazione di un sistema che consente al veicolo di comunicare con l’infrastruttura mantenendo inalterato il livello di guida autonoma, anche in assenza del segnale satellitare. Le prime sperimentazioni su un tratto autostradale e in ambiente protetto (privo di traffico) hanno riguardato la Galleria Le Croci, fra Calenzano e Barberino, un tratto della A8 e della A26 privo di gallerie, uno di 30 chilometri sempre sulla A26 con il transito nella galleria Valsesia

Una sorta di premesse alla guida autonona è la connettività. In Italia, secondo i dati dell’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano, i veicoli connessi in circolazione erano nel 2023 16,9 milioni, il 42% dell’intero parco circolante. In altre parole, più di un veicolo in circolazione ogni quattro è connesso. Di questi, 5,1 milioni sono auto nativamente connessi (+19%); 1,5 milioni sono veicoli aziendali (+25%) e 10,3 milioni sono scatole nere (3%). 

Una sorta di premesse alla guida autonona è la connettività. In Italia, secondo i dati dell’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano, i veicoli connessi in circolazione erano nel 2023 16,9 milioni, il 42% dell’intero parco circolante. In altre parole, più di un veicolo in circolazione ogni quattro è connesso. Di questi, 5,1 milioni sono auto nativamente connessi (+19%); 1,5 milioni sono veicoli aziendali (+25%) e 10,3 milioni sono scatole nere (3%). 

«Le principali soluzioni per veicoli connessi – spiega Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Connected Car & Mobility – valgono da sole 1,4 miliardi di euro, a cui si aggiungono i sistemi di Advanced Driver Assistance System (ADAS) che pesano per 740 milioni di euro e la smart mobility per 340 milioni». Ma le prospettive parlano di una crescita annua del 2023 del 20-25% anche se è evidente che alcuni segmenti andranno verso la saturazione. «Ci aspettiamo che altri mondi porteranno valore di mercato – conclude Salvadori – come per esempio quello della smart mobility, delle smart road e ancora la guida autonoma».

Come ordinare i «100 Numeri»

Per ordinare una copia dei «100 Numeri per capire l’autotrasporto – Tutte le spine della sostenibilità»
si può scrivere a: redazione@uominietrasporti.it

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La redazione di Uomini e Trasporti

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