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Sensori smart per monitorare il trasporto di merci delicate

eQuality4Logistics è il progetto dell’Università di Pisa finanziato dalla Regione Toscana per il trasporto in sicurezza di merci fragili, deperibili o di lusso

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Medicinali che si deteriorano durante la spedizione, oggetti fragili che vengono danneggiati da shock e vibrazioni, articoli di lusso che vengono sottratti o manomessi: sono molti i problemi che possono insorgere durante il trasporto. Su come poterli evitare si è concentrata la Regione Toscana finanziando il progetto eQuality4Logistics, per trovare soluzioni ICT per il trasporto intelligente delle merci. Con un team di ingegneri e chimici, l’Università di Pisa è partner scientifico dell’iniziativa e affianca le tre aziende del progetto, Caen RFID, Alha Servizi e Omnia Service Italia.

L’obiettivo di eQuality4Logistics è di realizzare un servizio innovativo di monitoraggio e tracciamento delle merci durante il trasporto attraverso sensori che, abbinati alla tecnologia RFID, consentiranno di memorizzare le informazioni relative alle merci, monitorarle durante la spedizione attraverso una piattaforma software, accessibile via web da qualsiasi dispositivo.

Il dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Ateneo pisano si occuperà di validare il funzionamento dell’intera filiera della spedizione merci mentre il quello di Chimica e Chimica Industriale svilupperà materiali innovativi per la realizzazione di etichette RFID sensorizzate in grado di intercettare le sostanze volatili liberate da merci alimentari in fase di degradazione.

«L’idea innovativa è quella di fornire, oltre ai dati quantitativi relativi alla spedizione, anche informazioni aggiuntive basate su aspetti qualitativi, relativi ad esempio allo stato e alla gestione delle merci – spiega il professor Donato Aquaro dell’Ateneo pisano – Attualmente, alcuni trasportatori usano sistemi di monitoraggio, ma si tratta per lo più di soluzioni private, non standardizzate e limitate al solo vettore. Il nostro obiettivo, invece, è quello di sviluppare un sistema ad “interfacce aperte” e fortemente standardizzato che consenta l’interoperabilità ed il dialogo a tutti i partner della catena di fornitura. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile creare una “catena di custodia” continua ed affidabile».

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