In un momento in cui il digitale viene visto dalla maggior parte delle imprese come uno strumento per la riduzione dei costi, prende sempre più piede l’e-CMR, ovvero la versione elettronica della lettera di vettura internazionale (CMR).
Il documento digitale che sostituisce la tradizionale copia cartacea presenta infatti innumerevoli benefici, poiché riduce l’uso di carta, semplifica l’inserimento dei dati, facilita lo scambio di informazioni tra mittente, trasportatore e destinatario e offre un’archiviazione digitale sicura. Inoltre l’e-CMR può essere compilata e resa disponibile sui dispositivi mobili dell’autista e può includere allegati, come foto o altre documentazioni.
Tempi ridotti dell’85%
Secondo una ricerca dell’Osservatorio B2B Digital del Politecnico di Milano, gli autotrasportatori che decidono di digitalizzare la lettera di vettura riducono mediamente il tempo impiegato per i documenti di viaggio da 20 a 3 minuti (in media circa l’85%). Peraltro al momento (dati fine 2024) solo il 6% degli operatori logistici, trasportatori e committenti dispone di un sistema completamente digitalizzato per i documenti di viaggio.
Il 48% si basa ancora sul modello cartaceo, mentre un 46% adotta una procedura mista, dove per esempio la conservazione dei documenti è stata digitalizzata. Oltre al taglio dei tempi, la sostenibilità aziendale cresce del 60%, la tracciabilità migliora al 40% e i costi amministrativi si abbassano del 70%.
I risparmi di tempo al microscopio
Nel ciclo tradizionale l’emissione e la circolazione di documenti cartacei comporta la spesa di 64 minuti totali (21 per il fornitore, 20 per il trasportatore, 23 per il cliente finale).
Nella fase intermedia mista, i tempi per i fornitori si riducono del 43% e per i clienti del 48%, mentre nulla cambia per i trasportatori. La diminuzione vera arriva solo con la digitalizzazione dell’intero processo: 3 minuti per il fornitore e altri 3 per il trasportatore, mentre al cliente finale serve solo 1 minuto, con una riduzione totale che va dal 75 al 92%.
Partite le sperimentazioni
Nel frattempo sono partite da qualche mese le sperimentazioni di molte importanti aziende. A gennaio ha cominciato Fercam, che conta di coprire con questo strumento fino al 30% dei trasporti in Italia e Spagna entro la fine del 2025.
Da parte sua Codognotto ha già avviato da tempo la collaborazione con due piattaforme open source per i collegamenti tra Italia, Polonia e Regno Unito. Lo spedizioniere Barbiero Spa ha invece avviato un test pilota sul collegamento su gomma tra Brescia e Stoccarda. Altre sperimentazioni sono in corso anche in Chemex Srl (trasporto di merci pericolose), Riva Logistics (trasporto internazionale) e Gugel (trasporto di mobili).
Senza incentivi a rischio le piccole realtà
Tuttavia non mancano criticità, in primis la formazione degli autisti – e dei clienti – e l’integrazione di filiera. Dalle imprese di autotrasporto sopra citate si chiedono quindi incentivi, soprattutto per le piccole realtà che rischiano altrimenti di uscire dal mercato.
Inoltre, nell’esperienza di utilizzo si è riscontrata una certa reticenza dei vettori stranieri, la carenza di intermodalità nei sistemi e di connessione con le forze dell’ordine.
Questo articolo fa parte del numero di maggio/giugno 2025 di Uomini e Trasporti: un numero che contiene un’ampia inchiesta sui vantaggi di lavorare con l’intelligenza artificiale nel settore dell’autotrasporto, con numeri, scenari e voci dal settore.
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