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11 milioni di frode fiscale per un’azienda del bolognese “coperta” da sei false coop

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Il sistema era semplice: un’azienda di Castel Maggiore, nei pressi di Bologna, di nome Platinum, acquisiva le commesse di logistica e movimentazione merci. Poi, a far svolgere direttamente il lavoro chiamava in causa sei cooperative, forti di oltre 500 soci lavoratori per lo più facchini. Ma in realtà queste cooperative erano fasulle, non disponevano di alcunché, né avevano il potere di assumere una qualunque decisione. Insomma, tutto era in mano di una sola società, che però con questo stratagemma evitava di versare i contributi ai lavoratori, li pagava molto meno rispetto alle previsioni del contratto collettivo ed evadeva al fisco qualcosa come 11 milioni di euro. Ma adesso la Guardia di Finanza di Bologna, dopo una lunga indagine, ha alzato il velo sulla vicenda sequestrando all’azienda circa 8 milioni di euro e denunciando 17 persone, compreso l’amministratore unico della società, un 48enne milanese, accusato di emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione delle imposte, omesso versamento delle ritenute applicate ai lavoratori e truffa ai danni dello Stato. Gli altri 16 indagati sono per lo più prestanome.

A rendere cospicuo il giro d’affari erano le dimensioni raggiunte dalle diverse scatole societarie. La Finanza ha contato almeno 1.100 posizioni contributive aperto per 569 lavoratori. Tutti, di fatto, rapporti di lavoro dipendente, che invece venivano soci-lavoratori di cooperative di produzione-lavoro. Ma soprattutto nelle carte dell’inchiesta si legge chiaramente che la società grazie a «questa artificiosa interposizione imprenditoriale beneficiava di inesistenti crediti di imposta sul valore aggiunto, che portava in compensazione del proprio debito IVA». 

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