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AdBlue, fioccano gli emulatori e gli additivi «fai-da-te»

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Ormai non si tratta di casi isolati, purtroppo. Ora che sempre più autocarri utilizzano l’AdBlue, la soluzione di urea al 32,5% e acqua demineralizzata, come sempre succede in Italia c’è il furbetto che pensa di contenere i costi utilizzando discutibili metodi alternativi.

Intendiamoci: molte aziende producono AdBlue per dissoluzione di buona qualità, ma in altri casi il prodotto è veramente scadente, spesso contaminato, inquinato da agenti esterni e generato con metodi rudimentali che ne condizionano la purezza. Ne vengono fuori additivi nocivi al funzionamento dei motori, che intasano e bloccano il catalizzatore. Dopo non resta che effettuare una pulizia approfondita, con alti costi per la manutenzione e il fermo del veicolo. Il fatto è che questo additivo viene venduto sottocosto o addirittura in nero e, di fronte al risparmio, spesso si passa sopra alla qualità e all’efficienza.

L’unica realtà che oggi in Italia produce un additivo di sintesi raffinato è Yara, multinazionale norvegese che ha realizzato un impianto dedicato a Ferrara, sotto il marchio Air1: «Creare Adblue di sintesi – spiega Lorenzo Cravino, business manager per il mercato italiano – garantisce un prodotto finale molto superiore a quello per dissoluzione che, voglio essere chiaro, è un metodo lecito e molto diffuso, ma che presenta indubbiamente problemi di inquinamento». Comunque l’uso di Adblue di sintesi comporterebbe una spesa per autocarro di circa 50 euro in più per camion all’anno, non una cifra impossibile da sopportare.

L’altra “furbata” per risparmiare in toto il costo dell’additivo è quella degli emulatori di Adblue. Con poche centinaia di euro si può infatti comprare un modulo, da installare su camion da Euro 4 a Euro 6, che imita la centralina dell’Adblue, per cui il camion può viaggiare senza la soluzione chimica. L’emulatore serve in sostanza a disabilitare il sistema di iniezione Adblue, bypassando il modulo elettronico ma senza interferire con gli altri congegni elettronici del veicolo. Formalmente dovrebbe essere utilizzato solo in quei Paesi extraeuropei in cui l’additivo non è reperibile e il veicolo, rimasto senza, subisce limitazioni di potenza. Ma ovviamente c’è sempre il disonesto che lo adopera anche sulle strade dell’Unione Europea, dove la cosa è assolutamente vietata e punita dalla legge.

Spiace vedere che, anche in questo caso, si cerca di girare intorno alla legge per un vantaggio tutto sommato risibile e, comportandosi così, non si fa certo un piacere alla categoria composta nella stragrande maggioranza dei casi da persone oneste e professionali.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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