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Anche la Francia impone il salario minimo agli autisti delle imprese di autotrasporto straniere

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A imporre alle aziende di autotrasporto straniere un salario minimo per i propri dipendenti ha iniziato la Germania. Peraltro senza ottenere troppi favori a Bruxelles, dove stanno ancora vagliando la manovra. Nel frattempo anche la Francia adotta una misura analoga. Entrerà in vigore il 1° luglio e mira essenzialmente a combattere il cabotaggio illegale, quello cioè che consente a un trasportatore in missione internazionale di effettuare tre servizi di trasporto nazionali entro una settimana. Fino a ieri questi trasportatori erano pagati in base alle normative del loro paese di origine. Ma a partire da quest’estate la Francia pretende che il personale viaggiante di queste imprese percepisca un salario orario lordo che non scenda al di sotto di quanto previsto dalle normative francesi. Fanno eccezione le contribuzioni sociali, che continueranno a essere quantificate secondo le regole del paese in cui ha sede l’impresa.

In Francia contano di applicare questo nuovo meccanismo, contenuto in un decreto pubblicato sabato scorso sulla Gazzetta Ufficiale del paese, soprattutto alle ipotesi di distacco e in particolare sostituendo alla dichiarazione che prima doveva essere fornita per ogni singola operazione, con un “certificato di distacco” valido per un massimo di sei mesi e che può coprire anche più distacchi successivi. Copia di questo certificato peraltro entra a far parte della documentazione che l’autista deve necessariamente portare con sé e dalla quale deve evincersi che il suo salario non è inferiore a quello minimoi francese. Perché se così non fosse a quel punto scatterebbe la sanzione, quantificata in un massimo di 375 euro.

Secondo le statistiche diffuse in Francia in questi giorni, ogni anno nel paese d’Olltralpe circolano 11 milioni di veicoli stranieri, condotti da autisti che mediamente non percepiscono più di 1.000 euro al mese.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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