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Autisti in CIG e al loro posto rumeni in somministrazione: condannata per truffa la Martinelli Trasporti

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Autisti in cassa integrazione guadagni (CIG) e, sui camion, al loro posto, lavoratori interinali rumeni somministrati tramite agenzie di collocamento straniere. Secondo il Tribunale di Trento questo sotterfugio, escogitato dalla Martinelli Trasporti di Marani di Ala, è una truffa aggravata ai danni dell’Inps e il suo titolare, Tullio Martinelli, è stato condannato, con sentenza data 8 giugno ma pubblicata il 22, a otto mesi di reclusione e al pagamento delle spese processuali.

La vicenda risale al 2013, quando la Martinelli accusava difficoltà economiche e, sulla base di un calo del fatturato di quasi il 60%, chiedeva un concordato preventivo in continuità e la cassa integrazione per 119 autisti. L’anno successivo si passò al licenziamento di una cinquantina di autisti e al trasferimento di altri ad azienda diversa, la MT Spedizioni, attualmente in attività, mentre la Martinelli è in amministrazione controllata. Licenziamenti peraltro impugnati come illegittimi da alcuni dipendenti davanti al giudice del lavoro. Fatto sta che quando grazie alla denunce di alcuni sindacati di base e ai controlli della polizia venne scoperta la presenza di autisti rumeni a bordo dei veicoli della società, l’Inps contestò l’operazione e interruppe la cassa integrazione lamentando proprio il fatto che, al posto dei lavoratori in cassa integrazione, pagati quindi dall’ente pubblico, fossero stati inseriti altri lavoratori con contratto di diritto rumeno, senza che fosse versata contribuzione in Italia e senza che lo stesso istituto previdenziale italiano fosse stato avvertito.

In pratica la Martinelli faceva pagare con soldi pubblici i propri dipendenti, mentre approfittava del lavoro di altri, retribuiti in maniera molto più conveniente. Com’è stato ricordato da alcuni testimoni anche nel corso delle udienze processuali, infatti, il contratto rumeno in questione non prevede il pagamento della 13° e della 14° e, come ricordato, impone il versamento di contributi molto più leggeri a un ente previdenziale rumeno. E proprio questo vantaggio di costi sostanzia la truffa condannata dal Tribunale.

La pena è stata in parte ridotta valutando come attenuante la reale situazione di difficoltà dell’azienda.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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