È stata attesa molto più a lunga di nove mesi e adesso che ha appena un week end di vita è già sotto il fuoco incrociato di critiche. L’Autorità dei Trasporti, l’organismo cioè chiamato a vigilare su infrastrutture, reti, ferrovie e trasporti, dopo gli entusiasmi della prima ora è diventato un bersaglio su cui sparare anche pesanti «bordate».
Qualcuno, come il presidente di Fiap Massimo Bagnoli, in un post su Facebook definisce il neonato istituto un «calderone succhia denaro pubblico» e poi – per la serie «si stava meglio quando si stava peggio» – sottolinea come «la spending review montiana ha cassato l’unico strumento utile ai trasporti che era la Consulta».
Più cauta ma ugualmente pungente Cinzia Franchini, presidente di CNA-Fita, che in una nota ufficiale mira invece direttamente a coloro che sono stati scelti come componenti del nuovo organismo: la loro nomina «non assicura alla costituenda Autorità il carattere di autonomia e indipendenza necessari a garantirgli la terzietà su cui uno snodo così sensibile e decisivo deve fondarsi. Nei nominativi proposti infatti non vi sono particolari conoscenze o specificità, piuttosto è evidente il taglio smaccatamente politico delle stesse. Così procedendo quindi si dà seguito ad una Autorità per qualcuno piuttosto che per tutti».
Forse è il caso di ricordare che queste critiche non sono mosse a fondo perduto. La ratifica alla presidenza del ravennate Andrea Camanzi (consigliere dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici) e dei consiglieri Barbara Marinali (direttore generale per le Infrastrutture stradali presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dal 2009) e Mario Valducci (presidente Commissione Trasporti della Camera nella precedente legislatura) spetta infatti alle due Commissioni Trasporti di Camera e Senato. Che a questo punto, magari, si interrogheranno sul perché di questi veleni…
Autorità dei Trasporti: «Un calderone succhia denaro pubblico»?
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