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Berlino: il camion si conferma come arma di attentati. Ecco come e perché

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Un altro attentato terroristico e un’altra volta il camion diventa uno strumento offensivo, usato per seminare terrore e vittime. Stavolta, invece della serata di fuochi d’artificio organizzata sul lungomare di Nizza, in occasione della ricorrenza della presa della Bastiglia (14 luglio), a essere presi di mira sono stati i mercatini di Natale di Berlino, quelli per la precisione presenti sulla Breitscheidplatz, la piazza di fronte alla Chiesa della Rimembranza, molto vicino allo zoo e alla via dello shopping Kurfürstendamm.

Tante analogie, ma anche qualche differenza. Allora il camion era da 19 tonnellate, una Renault Trucks Premium motrice con rimorchio frigo. Stavolta invece si tratta di un trattore, uno Scania R450, di proprietà di Ariel Zurawski, una ditta polacca di trasporti con sede a Stettino. Il camion, a quanto si sa, era sceso fino in Italia per andare a caricare barre di acciaio da consegnare auno dei tanti cantieri aperti di Berlino. E in effetti, dopo il carico avvenuto lunedì, martedì in tarda mattinata aveva scaricato il tutto nella capitale tedesca. Alla guida un autista di 37 anni, con 15 di esperienza nella professione, peraltro cugino del titolare dell’azienda. I due si erano sentiti subito dopo il termine della missione, quando il conducente aveva riferito che avrebbe trascorso la serata a Berlino, per poi rimettersi in viaggio l’indomani. Tutti elementi confermati dai tracciati del GPS di cui il camion era dotato. Da quel momento dell’uomo si perdono le tracce. Il GPS, però, ha continuato a funzionare e, stando a quanto riporta l’emittente Euronews, registra un tentativo di accensione alle 15.44 e poi alle 16,52. Da quel momento per circa 40 minuti il motore è rimasto acceso ma il veicolo non si è mosso. Per quale motivo?

A questa domanda, un dipendente della ditta di autotrasporto, interrogato da una tv polacca, ha spiegato che sembrava che «qualcuno cercasse di imparare a guidare il veicolo e avesse difficoltà a farlo muovere». E questo è un elemento interessante. L’attentatore, cioè, per quanto fino a questo momento si può ipotizzare, non aveva dimestichezza con il veicolo. Tanto che, quando poi il camion alle 19.34 comincia effettivamente a muoversi per recarsi verso il luogo dell’attentato, a bordo c’erano entrambi, sia l’autista polacco sia l’attentatore. Con ogni probabilità cioè fino al teatro scelto per il raid potrebbe aver guidato il primo, mentre l’altro si sarebbe messo alla guida negli ultimi chilometri, quando cioè le manovre di guida erano relativamente semplici. Fatto sta che, al momento della strage, in cui stando al bilancio attuale hanno perso la vita 12 persone e una cinquantina sono rimaste ferite, il polacco si trovava sul sedile passeggero e sarebbe stato freddato dal terrorista. Questi, subito dopo, vestito completamente di nero («sembrava James Bond» avrebbe commentato qualcuno), sarebbe sceso dalla cabina del camion e si sarebbe dato alla fuga.

Un cittadino berlinese, però, con estrema freddezza ha deciso di seguirlo. E lo fatto per più di un paio di chilometri, contattando nel frattempo la polizia, alla quale forniva in tempo reale la posizione dell’uomo. Meglio di un GPS!. In questo modo si è giunti all’arresto. A quanto si sa pare che sia di origine pachistana e sia entrato in Germania lo scorso febbraio.

Questa la cronaca. Ma dalla cronaca emerge nuovamente – lo ripetiamo – l’individuazione del veicolo pesante come arma perfetta di attentati. Pensate che sui siti dell’Isis, che nel frattempo avrebbe rivendicato l’attentato, si trova anche una sezione in cui si spiegano le modalità e i criteri con cui scegliere il veicolo. Non si dice nulla, invece, di come procurarselo. A Nizza, nello scorso 14 luglio, si batté la strada del noleggio. Stavolta tutto lascia presupporre che si sia trattato di un dirottamento, vale a dire di una sorta di sequestro dell’autista in sosta avvenuto sotto la minaccia di un’arma da fuoco. Una scelta quasi obbligata, soprattutto se ad attuarla – come sembra – sia stato qualcuno privo di esperienza alla guida, che in quaranta minuti però avrebbe imparato quanto necessario per mettere in atto il suo piano criminale.
È proprio vero: guidare un camion moderno, ormai, è fin troppo facile!

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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