Un camion di proprietà di un’azienda barese condotto da un autista di 66 anni di Putignano, nel barese, nel pomeriggio di venerdì 30 agosto era stato protagonista sulla A13, all’altezza del casello dell’Interporto di Bologna, di un incidente che aveva provocato un tamponamento a catena, ma soprattutto aveva fatto sbalzare un’auto, con un’intera famiglia all’interno, in un fosso accanto alla carreggiata, provocando lesioni molto gravi al padre e a una delle due bimbe (di 2 e di 4 anni) e più leggere alla madre e all’altra bimba. La responsabilità del conducente del mezzo pesante inizialmente era stata confinata alla distrazione e al ritardo con cui si era accorto delle code presenti sull’autostrada, causa principale del tamponamento.
A tre giorni di distanza, però, le indagini condotte dalla polizia stradale di Altedo hanno appurato qualcosa di più. Siccome i dati del tachigrafo fotografavano il veicolo fermo al momento dell’incidente, gli agenti hanno capito in fretta che da qualche parte era stata sistemata la classica calamita. E così quando poi l’hanno effettivamente scovata sul bulbo del cambio le cose si sono complicate per l’autista pugliese, anche perché questo stratagemma oltre a inibire le registrazioni del tachigrafo, di fatto disattiva anche l’ABS, il sistema cioè che evita il bloccaggio delle ruote in caso di frenata. A quel punto, oltre a sanzionare il conducente con una multa di quasi 1.700 euro, oltre a ritirargli la patente, oltre a inviare un’altra sanzione superiore ai 1.000 euro anche all’azienda (corresponsabile in questi casi insieme ai suoi dipendenti, a meno che non provi di averli formati regolarmente), hanno denunciato l’uomo al volante alla magistratura ritenendolo colpevole del reato previsto dall’articolo 432 del codice penale, quello che punisce con la reclusione da uno a cinque anni chi «pone in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti». Una conseguenza che quasi sicuramente l’autista non aveva considerato quando aveva manomesso il tachigrafo del suo veicolo.