La spending review potrebbe investire l’autotrasporto. Non sarebbe la prima volta (si ricorderà del taglio della Consulta della Logistica voluta dal governo Monti), anche se in questo caso l’effetto, seppure indiretto, potrebbe essere ugualmente sconvolgente. Ma cerchiamo di raccontare la storia dal principio.
Tutti sanno che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha promesso un taglio dell’Irpef per i redditi più bassi per garantire circa mille euro l’anno in busta paga e una riduzione dell’Irap per le imprese. Il costo stimato di questa manovra sarebbe di circa 10 miliardi. Da prendere dove?
Dai 3 ai 5 miliardi potrebbero arrivare dalla manovra di riduzione della spesa (spending review, appunto) a cui sta lavorando il commissario Carlo Cottarelli. Le modalità di azione di questo taglio di spesa sono state già presentate nei giorni nel corso di un’audizione al comitato interministeriale del Senato. Il piano prevede la bellezza di 33 azioni, che già nel 2014 potrebbero portare 3 miliardi se il governo si affretta ad attuarle. Poi negli anni successivi i risparmi sarebbero più importanti.
Ed ecco che, oltre al taglio dello stipendio dei dirigenti pubblici, alla riduzione drastica del numero di auto blu (lasciandone 5 per ogni ministero), oltre alla cessione di una serie di partecipazioni pubbliche poco fruttuose, oltre a un prelievo temporaneo sui trattamenti previdenziali superiori a 2500 euro, si torna a parlare anche di enti inutili e, tra questi, la prima vittima sacrificale potrebbe essere il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, ovvero il Cnel. E qui si arriva all’incrocio con l’autotrasporto, perché tra i requisiti richiesti dalla legge di Stabilità alle associazioni di categoria che vogliano sede all’interno del Comitato Centrale dell’Albo compare proprio quello di essere rappresentate in seno al Cnel, direttamente o per il tramite delle Confederazioni alle quali aderiscono.
Proprio in questi giorni, peraltro, sul sito dell’Albo è comparso l’annuncio della fine dell’attività di verifica delle domande presentate dalle associazioni di categoria e del rinnovo del’organismo entro la metà di marzo. Più precisamente la Direzione Generale per il Trasporto Stradale e per l’Intermodalità ha terminato la verifica delle domande presentate dalle associazioni di categoria dell’autotrasporto e dalle associazioni nazionali di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo secondo i nuovi criteri previsti dalla legge di Stabilità 2014, compreso quindi quello dell’appartenenza (diretta o indiretta) al Cnel.
Ma a questo punto se veramente il Cnel fosse abolito cosa accadrebbe? O, per essere ancora più chiari, se un’associazione fosse stata scartata proprio per mancanza del requisito relativo all’appartenenza al Cnel potrebbe legittimamente fare ricorso e magari essere riammessa?
Certo, la selezione è stata fatta sulla base di una legge e alle condizioni di fatto stabilite da essa. Se quindi le cose dovessero cambiare, di per sé non sarebbe motivo sufficiente a far decadere retroattivamente il requisito, ma forse servirebbe una nuova legge per aggiornare l’elenco dei requisiti.
In ogni caso parliamo di interrogativi futuri. Quanto futuri? Tutto lascia presupporre molto futuri, non fosse altro perché, al di là della fretta impressa al governo da Cottarelli, il Cnel non è come la Consulta della logistica in quanto la sua esistenza è prevista direttamente dalla Costituzione. Per essere chiari, siccome esiste un articolo – per la precisione l’art. 99 («Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro è composto, nei modi stabiliti dalla legge, di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa») – a prevederne l’esistenza, se si decidesse di non tenerlo più in vita bisognerebbe a rigore modificare questo stesso articolo. E i tempi di riforma costituzionale non sono propriamente celeri. Quindi, anche se il presidente del Consiglio ha fama di andare di fretta, dovrebbe in ogni caso attenersi al procedimento articolato dell’art. 138 (doppio passaggio nelle due camere del Parlamento con deliberazioni espresse a tre mesi di distanza, maggioranza assoluta nella seconda deliberazione, entrata in vigore posticipata per consentire entro tre mesi la richiesta di referendum confermativo).
Sempre che non voglia raccogliere l’invito della presidente della CNA-Fita, Cinzia Franchini, di eliminare l’Albo dell’autotrasporto.
Il commissario Cottarelli, di certo, non farebbe storie.