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Coopservice «mette a dieta» 800 facchini. I sindacati: «è una fuga dalla logistica», l’azienda: «solo ristrutturazione»

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Il clima della logistica italiana si fa sempre più caldo. Si è appena spento il fuoco acceso dalla vertenza Ikea di Piacenza. E adesso si alza la temperatura in un’altra azienda emiliana, appena più a sud, la Coopservice di Reggio Emilia. A fungere da scintilla è stata la decisione dell’azienda di tagliare il servizio mensa per 800 facchini, pari a 1113 euro a testa ogni anno.
A quel punto i sindacati, che avevano già respinto al mittente la proposta di applicare il contratto al 70%, hanno fiutato puzza di bruciato, interpretando quest’ultima mossa come il primo passo verso una dismissione del comparto logistico. Ipotesi che, a loro dire, troverebbe conferma pure nella recente rinuncia ad alcuni contratti e alla mancata acquisizioni di nuovi.
I dirigenti della società smentiscono. «Coopservice non ha intenzione di abbandonare la logistica – spiega il presidente Roberto Olivi – Una razionalizzazione è necessaria per riportare i costi a livelli compatibili con quelli di mercato. La cooperativa sta facendo la propria parte con nuovi investimenti, tra cui la realizzazione di una nuova sede della logistica a Corte Tegge. Sarà una sede molto più funzionale e che contribuirà a rendere molto più efficiente il settore».
Il problema – si spiega – è quello della debolezza del mercato logistico, diventato sempre più una giungla, caratterizzata da concorrenza selvaggia e da prezzi dei servizi sempre più contenuti che portano a schiacciare gli anelli più deboli della catena.
I sindacati dal canto loro confermano questa fotografia e riferiscono che la cooperativa reggiana chiede 18 euro l’ora per i propri facchini, ma sul mercato ci sono aziende che non arrivano oltre gli 11-12 euro.
Cos’è allora che non funziona? In parte il problema deriva soprattutto dal livello e dal metodo con cui oggi si affidano gli appalti. Nel senso che per un verso seguono un’onda al ribasso, ma per un altro sono calcolati per volume. Così, quando sul prezzo a volume si va a calcolare quale debba essere l’incidenza del costo del lavoro per poter gestire senza perdita l’appalto stesso, ci si trova «costretti» a contenerlo al minimo. In pratica – denunciano i sindacati – si escogita una riduzione dei costi limando sui diritti dei lavoratori.
In ogni caso se i lavoratori piangono, anche le società non ridono, soprattutto quando vedono i margini scomparire. E proprio a questo si attacca Olivi, quando spiega che in Coopservice più che a una fuga si sta pensando a «riorganizzare un settore tra i più esposti alla concorrenza sleale» e di adottare una strategia che consiste nel «concentrarsi su servizi ad alto valore aggiunto come la logistica farmaceutica».
I sindacati recepiscono la difficoltà, si dicono disponibili a trovare soluzioni concordate, ma rispondono ai dirigenti Coopservice di «denunciare e isolare la concorrenza sleale». In ogni caso non hanno nessuna voglia di fare un passo indietro e se la trattativa non procede sono pronti a ricorrere a uno sciopero per tutelare gli 800 facchini.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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