Ieri, martedì 1° luglio, era stata diffusa la notizia della fissazione da parte della Corte di Giustizia europea dell’udienza con cui decidere sulla legittimità dei costi minimi italiani. Abbiamo attivato direttamente nostre fonti e, malgrado l’udienza non sia stata ancora pubblicata (cosa che comunque avverrà a brevissimo) sul calendario ufficiale della Corte di Lussemburgo, possiamo confermare con certezza che il prossimo 4 settembre, al rientro della vacanze, l’autotrasporto nostrano troverà scritto il destino dei costi minimi. In realtà, in quella data la Corte si limiterà a leggere il dispositivo della sentenza, per poi fornirne le motivazioni in un secondo momento. Per chi non è pratico di aula giudiziarie, è un po’ quanto accade al termine di un processo penale, quando la Corte dopo una valutazione più o meno lunga in camera di consiglio, torna in aula e dice espressamente se l’imputato è colpevole o innocente, per chiarire poi nel testo della sentenza – diffuso in un secondo momento – le ragioni di tale decisioni.
Ciò significa che il 4 settembre si saprà almeno se i costi minimi sono o meno innocenti.
Nel dubbio negli ultimi mesi tanto esponenti delle associazioni di categoria avevano convenuto sulla necessità di giungere a una modifica del testo dell’ormai noto art. 83 bis, ma – tanto per cambiare – non si è trovato un accordo. Anche nel corso dell’ultima assemblea di Anita il nuovo presidente, Thomas Baumgartner, ha indicato una possibile soluzione: libera contrattazione e accordi di settore, ma con «forme di tutela per i padroncini che sono una risorsa per l’intero sistema».
Ipotesi condivisa anche all’interno delle associazioni aderenti a Unatras, ma a una condizione: che la trattativa avvenga direttamente con Confindustria (i committenti) e senza i distributori (Confetra). Ma è soltanto un’ipotesi, peraltro giudicata in maniera diversa dagli attori della trattativa. Quindi? Quindi possiamo andare serenamente in vacanza, certi che al ritorno avremo una certezza in più. Qualunque essa sia.