“Ho sentito come un forte tuono e ho visto il ponte Morandi cadere davanti a me. Il traffico era intenso e di conseguenza la velocità era ridotta. Ho avuto la prontezza e la fortuna di frenare appena in tempo, a tre-quattro metri dal baratro. Quindi ho innestato la retromarcia per mettermi in sicurezza e sono uscito di corsa dal camion”. È il breve racconto del 37enne autista della Damonte Trasporti – l’azienda di logistica che da trent’anni lavora per il gruppo Sogegross, la holding che controlla la catena genovese di supermercati Basko – che martedì mattina, alla guida di un mezzo dell’azienda, terminava il suo consueto giro di consegne mattutine nel Ponente ligure. Poco dopo le 11 di mattina percorreva il ponte che i genovesi chiamano di “Brooklyn” proprio per le somiglianze con il ponte americano date dai tiranti che contribuivano a sorreggerlo. Genova era sotto un violento nubifragio e l’uomo, telefonando in azienda ha raccontato come “Mi aveva appena superato una macchina, l’ho vista arrivare negli specchietti, mi ha passato e poi si è messa davanti… quando mi ha passato ho rallentato per tenere una certa distanza di sicurezza, perché frenare con quella pioggia era impossibile, si vedeva poco”. Forse è stata proprio l’accortezza, dovuta anche all’esperienza, che lo ha portato a raccontare quanto gli si è aperto davanti agli occhi senza coinvolgerlo tragicamente. “A un certo punto è tremato tutto. La macchina che avevo davanti è sparita, sembrava inghiottita dalle nuvole. Ho alzato gli occhi, ho visto il pilone del ponte cadere giù. Ho frenato. Non solo ho frenato, ho inchiodato quasi bloccando le ruote. Istintivamente quando mi sono trovato il vuoto davanti ho messo la retromarcia, come per cercare di scappare da quell’inferno”.
Sposato e padre di due figli, sceso dal camion ha camminato a ritroso verso la galleria dalla quale era arrivato convincendo gli altri automobilisti sopraggiungi a tornare indietro. Quando sono arrivati i soccorsi, hanno trovato il camionista in preda allo choc, ma fortunatamente solo con qualche abrasione a un’anca e a una spalla, conseguenze di una fuga il più possibile fulminea. Le escoriazioni passeranno ma più difficile sarà superare i fotogrammi che si è trovato davanti “Sono un miracolato” avrebbe detto al medico che gli è corso incontro.
Dopo il primo soccorso sul posto l’uomo, che non necessitava secondo i medici di un ricovero in ospedale è stato accompagnato a casa dove lo hanno accolto i familiari proteggendolo dalla curiosità della gente.
Il camion è rimasto per molte ore lì, dove lo aveva lasciato, ancora con i tergicristalli in funzione, a pochi metri dal baratro.