Spada di Damocle per l’autotrasporto italiano, il Decreto Clima, in discussione in Parlamento e diramato ieri in bozza, rischia di dare un colpo da knockout alle agevolazioni fiscali previste per la categoria, mettendo in crisi tutto il settore, già non in buona salute.
Il “Green New Deal”, uno dei capisaldi dell’accordo programmatico tra M5S e PD, vede infatti una serie di misure destinate a incentivare comportamenti virtuosi in ambito climatico. Tra queste la più impattante per il trasporto merci su strada è il taglio dei sussidi inquinanti. Le spese fiscali dannose per l’ambiente, indicate nel Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi, saranno infatti ridotte “nella misura almeno pari al 10% annuo a partire dal 2020, sino al loro progressivo annullamento entro il 2040“. Questo significa che verranno tagliati innanzitutto gli sconti fiscali che favoriscono l’utilizzo di carburanti dannosi per l’ambiente nei settori dei trasporti e dell’agricoltura, ma soprattutto che verranno falciati i Sussidi ambientalmente dannosi (Sad) che, secondo il Governo, pesano complessivamente sul bilancio dello Stato per oltre 16 miliardi. I tagli lineari verranno individuati dalla prossima Legge di Bilancio, con un risparmio presumibile di circa 1 miliardo di euro. Tra i Sad rientrano purtroppo anche i sussidi per l’autotrasporto. Il diesel per autotrazione beneficia, come è noto, di uno sconto sull’accisa rispetto alla benzina del 23% e un intervento di parificazione porterebbe un rincaro del gasolio di poco più di 10 centesimi alla pompa. Gli autotrasportatori percepiscono inoltre un rimborso dell’accisa sul carburante che si traduce in uno sconto del 17,2% sul pieno di gasolio, con un costo per lo Stato di 1,2 miliardi.
La cosa che meno convince del provvedimento è la linearità dei tagli, ovvero il fatto che colpirebbero indistintamente tutti i veicoli pesanti, dai più obsoleti fino agli Euro 6.
«Se così fosse, sarebbe un clamoroso autogol per lo Stato – ha commentato il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto, Paolo Uggè – I tagli lineari che riguardassero l’autotrasporto sarebbero inaccettabili, sia perché il Governo verrebbe meno all’impegno assunto con la categoria, ma soprattutto perché si penalizzerebbero anche i mezzi pesanti meno inquinanti come appunto gli Euro 6. I camion di tutte le classi si vedrebbero costretti a fare rifornimento all’estero, con una perdita per le imprese italiane di distribuzione e per le casse dello Stato».
«Noi invece proponiamo – ha continuato Uggè – di penalizzare solo i veicoli più vecchi, quindi maggiormente inquinanti, tagliando solo a questi i rimborsi delle accise sul gasolio. Si spingerebbero così le imprese a rinnovare il parco circolante, con un evidente vantaggio per l’ambiente considerato che il 60% dei mezzi che viaggiano in Italia è di categoria ante Euro 4. Ne beneficerebbero anche l’automotive e lo Stato, che incasserebbe l’Iva su ogni veicolo di nuova generazione acquistato».
«I tagli lineari annunciati – ha concluso il vicepresidente – darebbero invece risultati diametralmente opposti a quelli dichiarati e, sul fronte ambientale, i benefici sarebbero pari a zero».