Sulla ripartizione dei fondi adesso esiste un accordo tra le associazioni. O meglio, tutte, tranne una, hanno trovato un punto di convergenza in un incontro a Roma a cui hanno partecipato, da parte ministeriale, il presidente dell’Albo degli autotrasportatori, Maria Teresa Di Matteo, e il responsabile della Direzione generale del trasporto stradale, Vittorio Cinelli. La prima importante conquista è che i 240 milioni stanziati per l’autotrasporto sono resi strutturali, nel senso che valgono oltre che nel 2019 anche nei due anni successivi. Nel dettaglio, invece, la ripartizione segue in buona sostanza lo schema presentato dal viceministro Edoardo Rixi al Transpotec e destina per la precisione 140 milioni di euro per il rimborso dei pedaggi autostradali, 70 milioni per le deduzioni forfettarie delle spese non documentate, 25 milioni per gli incentivi agli investimenti e 5 milioni per la formazione. In più è stata registrata la disponibilità sia a reperire 100 milioni dal fondo infrastrutture da destinare al rinnovo del parco veicolare e 20 milioni per incrementare lo stanziamento delle deduzioni forfettarie.
All’interno di Unatras torna il sereno, seppure con qualche frattura. Fiap, per esempio, non ha apprezzato il taglio drastico ai fondi per là formazione da 25 a 5 milioni, giudicando questa misura essenziale per accrescere la professionalità e le competenze delle aziende di autotrasporto. E questa è la ragione per cui non ha firmato.
Molto saggio e salomonico invece Paolo Uggè, vicepresidente di Conftrasporto, che ha ribadito “la necessità che, in presenza di fondi inutilizzati per altre misure previste per l’autotrasporto, questi vengano impiegati per ridurre le conseguenze negative dei tagli decisi dall’ultima legge di bilancio”.
Fuori da Unatras, invece, si è levata la voce critica di Anita. “Dopo un primo taglio dei fondi per la formazione e per gli investimenti il Ministero ha scelto di operare un ulteriore taglio che avrà l’effetto di disincentivare la formazione e gli investimenti a danno del settore, della competitività delle aziende e della crescita economica”, ha commentato il presidente Thomas Baumgartner, secondo il quale l’anzianità del parco veicolare italiano richiede con urgenza di disincentivare l’uso dei veicoli euro 3, ormai vecchi di 13 anni.