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Delrio: «Se i camion non prendono il treno, i nostri trasporti non andranno oltreconfine»

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Diciamolo francamente: a molti autotrasportatori non piace molto la cura del ferro. Anche perché il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio l’ha eletta a filo conduttore della sua politica di settore. Tutto sta capirne il motivo. Un’indicazione puntuale in tal senso, seppure indiretta, l’ha espressa, quasi per ironia della sorte, nel corso degli Stati Generali del Trasporto Pubblico, in programma a Bologna l’11 dicembre.
La prima ragione della cura del ferro poggia sui costi. Il ministro ha ammesso che sicuramente «il trasporto merci su gomma è più conveniente. Ma il bilancio finale bisogna calcolarlo sulla base dei costi indiretti». Perché è lì, quando si vanno a calcolare gli indici di inquinamento, di traffico, di consumo delle infrastrutture ci si accorge che i conti finali cambiano»

Ma soprattutto secondo Delrio i costi indiretti sono anche quelli che ti consentono di valutare gli scenari in prospettiva e di capire quando non potrebbero essere più sostenibili. «Tra dieci anni – ha spiegato il ministro al riguardo – non ci saranno più camion in coda al Brennero o agli altri valichi alpini. Per il semplice motivo che, proprio in virtù dei costi indiretti, austriaci, svizzeri o francesi non li faranno più transitare. L’unica soluzione quindi per evitare di rimanere chiusi all’interno dei nostri confini è quella di far salire i camion e le merci sui treni». In pratica, ha argomentato Delrio, la scelta di incrementare il trasporto su rotaia o quello intermodale non è soltanto dettata dalle opportunità, ma dallo scongiurare il rischio di potersi trovare un domani con un sistema di trasporti che non riesce più a sostenere il nostro import ed export.

Infine, il ministro ha anche aggiunto che la sostenibilità non deriva soltanto dai livelli di inquinamento di un veicolo, ma anche dalla capacità di un sistema di stabilire connessioni verso l’esterno. Al riguardo ha citato il caso cinese, un paese che ha posto lo sviluppo infrastrutturale e quello delle connessioni alla base del prolungamento del proprio successo industriale. Perché un porto o un interporto senza collegamenti intermodali è insostenibile quanto un traffico congestionato.

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