«Niente ulteriori liberalizzazioni, finché non ci saranno regole certe sui diritti dei lavoratori. L’Italia ha mantenuto una posizione ferma al Consiglio europeo dei Ministri dei Trasporti che si è tenuto a Bruxelles, sul pacchetto mobilità». Sono le parole Graziano Delrio, presente al Consiglio del 5 dicembre scorso in quanto ministro dei Trasporti. Ma sono anche le parole che esprimono quella posizione che i tecnici del ministero avevano promesso alle associazioni di categoria dell’autotrasporto nel corso dell’incontro del 27 novembre. E un terreno pratico su cui applicare questo freno alle liberalizzazioni è non a caso quello del cabotaggio: senza un innalzamento di alcuni standard dei lavoratori, cioè, i paletti normativi che per ora lo limitano in modo preciso (tre viaggi da effettuare in una settimana all’interno di un trasporto internazionale) non possono essere rimossi.
Ma questa posizione non è esclusivamente di Delrio. Per la semplice ragione che, prima del Consiglio, il ministro dei Trasporti italiano si è incontrato il giorno precedente con gli altri omologhi dei Paesi della Road Alliance, composta da Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Svezia, Svizzera e Norvegia, i quali tutti insieme hanno condiviso la necessità di rafforzare diverse componenti del pacchetto mobilità. «Condividiamo i passi avanti in materia di autotrasporto – ha spiegato ancora Delrio – ma vanno rafforzati i temi dei controlli, di non avere ulteriori liberalizzazioni fino a quando non si rispettano bene le regole sui diritti dei lavoratori, degli autisti, con il divieto del riposo settimanale in cabina, giorni limitati di cabotaggio, rivedendo le regole che oggi creano concorrenza sleale e dumping sociale».
Sul punto il ministro è stato ancora più esplicito spiegando di difendere «una posizione giusta di equilibrio tra libertà di movimento delle merci e diritti sociali e sicurezza delle persone che lavorano, autisti stanchi e sottoposti a ritmi massacranti, che non sono sinonimo sicurezza nemmeno per chi viaggia».
Sono posizioni, lo ripetiamo, fatte proprie da una fetta di Europa, quella raccolta intorno alla Road Alliance e contrapposta ai paesi dell’Est (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) stretti attorno al cosiddetto Gruppo di Visegrad. Il punto adesso è di far “digerire” anche a questi paesi la necessità di istituire un mercato dell’autotrasporto merci su strada unico, con concorrenza leale, fissando le condizioni atte a garantire condizioni di lavoro dignitose per i conducenti sulla base del principio “pari retribuzione per pari lavoro”.
Altri aspetti sui quali i ministri della Road Alliance si sono trovati d’accordo è stata rispetto alla questione legata ai veicoli commerciali leggeri attivi nel trasporto internazionale, giudicati uno dei fattori in grado di destabilizzare la normale concorrenza. Inoltre i ministri si sono trovati d’accordo anche nella volontà di intensificare e semplificare i controlli su strada e a questo scopo avanzeranno proposte per accelerare la digitalizzazione di tali controlli. Anche per questa ragione l’introduzione del tachigrafi intelligenti nel 2034 viene considerata tardiva e anzi sarebbe opportuno anticiparla.