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Dopo 10 mesi di inferno il viadotto Puleto della E45 riapre al traffico pesante

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Dopo ben dieci mesi dalla chiusura e aperture parziali solo per alcune categorie di veicoli, il viadotto Puleto della E45, situato tra Valsavignone e Canili, in provincia di Arezzo, riapre al traffico anche dei mezzi pesanti.

Anas ha infatti comunicato che, sul cavalcavia sequestrato in via precauzionale il 16 gennaio 2019dalle 16.00 di venerdì scorso è regolarmente consentito il transito senza limitazioni di massa fino a 44 tonnellate. La rimozione del precedente limite di 30 ton è stata autorizzata dalla Procura di Arezzo, a seguito alla perizia richiesta dal Tribunale nell’ambito dell’indagine in corso. L’analisi degli esperti ha infatti escluso rischi di cedimento dell’opera, in linea peraltro con la relazione tecnica prodotta da Anas lo scorso 21 gennaio.

Tuttavia, per consentire l’esecuzione dei lavori di manutenzione programmata, resterà provvisoriamente attivo il restringimento di carreggiata, con due sole corsie di marcia e limite di velocità a 40 km/h in corrispondenza del viadotto. I lavori, programmati e appaltati da Anas nell’ambito del piano di riqualificazione della E45, riguardano in particolare il risanamento del calcestruzzo, il miglioramento sismico dell’opera, il rifacimento delle solette e l’ammodernamento delle barriere laterali di sicurezza, per un investimento complessivo di 2,5 milioni di euro. Peraltro, dati i risultati della perizia,  è ipotizzabile a breve un’ordinanza della Procura – seguita dall’immediata comunicazione ad Anas – che ripristini totalmente la viabilità, senza più bisogno di alcuna prescrizione.

Ricordiamo che successivamente al sequestro , dovuto a un presunto pericolo di collasso della struttura, il viadotto venne riaperto dopo 28 giorni ai mezzi leggeri, permesso esteso poi il 10 luglio anche ai veicoli fino a 30 ton. La chiusura della superstrada al traffico pesante per molti mesi ha avuto notevoli ripercussioni negative sull’economia della Valtiberina e, più in generale, di una vasta area dell’Italia centrale, sia per la committenza che per i trasportatori.

Nella relazione del consulente del Gip, Claudio Modena, si legge tra l’altro che i limiti imposti a luglio al traffico pesante non erano tanto dovuti «allo stato di conservazione dell’opera» quanto alle condizioni del cantiere, che per l’esecuzione degli interventi prescritti avrebbero potuto «creare effetti localizzati non controllabili – dagli urti alla riduzione temporanea di capacità portante per le lavorazioni in corso». Rimane però da capire se il consulente consideri nella sua relazione lo stato di sicurezza del ponte successivo agli interventi eseguiti o se questo preesistesse anche prima della lunga chiusura, nel qual caso verrebbero a cadere le fondamenta stesse dell’inchiesta giudiziaria in corso.

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