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Dopo l’incontro con il governo alcune associazioni disdettano il Protocollo 2013 e parlano di fermo

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Brutto incontro oggi al ministero dei Trasporti tra le associazioni di categoria e i rappresentanti del governo. Brutto innanzi tutto per mancanza di tatto, perché dopo che il ministro Maurizio Lupi aveva invitato al ministero le associazioni di categoria, sarebbe stata – diciamo così – «opportuna educazione» essere presente per riceverle. Invece, non soltanto non si è fatto vedere (e d’altra parte si sapeva che era impegnato a Milano a Consiglio dei ministri dei Trasporti dell’Unione europea), ma non ha nemmeno inviato in sua vece il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro, per affidare gli onori di casa a un consulente come Rocco Girlanda, che ha tutto il pedigree del caso – visto pure che il suo trascorso da sottosegretario – ma sicuramente non ha potere decisionale diretto. Accanto a lui una figura tecnica come Enrico Finocchi, direttore generale dei trasporti terrestri presso il ministero, che però ovviamente non può fornire risposte politiche alle parti sociali.

Brutto incontro anche perché si temeva che già per questa poca formale accoglienza i rappresentanti delle associazioni alzassero i tacchi e levassero il disturbo. Ma così non è stato, magari per andare a verificare se Girlanda avesse qualche carta da spendere, qualcosa da promettere, qualche giustificazione da fornire. Invece niente.
Il consulente ha ascoltato (e di tanto in tanto inviato – magari a Lupi – qualche messaggio) senza ribattere nulla, mentre i rappresentanti delle associazioni passavano in rassegna i 19 punti del Protocollo del 28 novembre 2013 e ne riscontravano clamorosi ritardi di applicazione. Così come non ha proferito verbo quando sono passati a sollevare le altre questioni scottanti venute a galla in questi ultimi tempi e che il governo non sembra voler affrontare. C’è la questione dei costi minimi e della loro riforma, c’è la questione della ricostituzione dell’Albo degli Autotrasportatori che ancora attende un presidente, c’è il trasferimento delle competenze dalle provincie alla motorizzazione che ritarda creando una sorta di far west in cui si fa tutto e il contrario di tutto. Addirittura è venuto fuori che mancano anche 7 milioni di quelli che dovevano servire a finanziare la formazione del settore per l’anno 2012. E da ultimo c’è la questione legata al decreto Sblocca Italia: le associazioni avevano concordato con il governo precisi punti, che riguardavano l’inversione dell’onere della prova rispetto ai trasporti di cabotaggio e la possibilità di godere dei fondi per gli investimenti tramite F24 e invece è tutto sparito. E, quel che è peggio, non esiste una giustificazione plausibile della cosa. Girlanda ha cercato infatti di giustificarsi sostenendo che le norme in questione sarebbero state rimosse per ragioni di opportunità, ma che comunque saranno reinserite in sede di conversione parlamentare del decreto. Ma questa – in ogni caso – è una promessa. L’ennesima promessa che non è detto che sarà mantenuta.

Ma è stato un brutto incontro anche perché ha fatto registrare una divisione interna tra le associazioni dell’autotrasporto, non espressa ma chiaramente latente. Lo si capisce da un comunicato diffuso da Conftrasporto, in cui si dice che la stessa Conftrasporto, Confartigianato Trasporti e Sna Casartigiani «hanno annunciato la disdetta del Protocollo d’intesa del 28 novembre 2013, che avevano firmato con il Ministro Lupi». Insomma, soltanto una parte delle associazioni che aderiscono a Unatras. La posizione delle altre per adesso non è stata ancora espressa, ma tutta lascia presupporre che sarà differente.

Ma in fondo l’incontro di oggi è stato brutto perché ha fatto sì che si tornasse a usare quella parola, quella forma di protesta disperata a cui si ricorre quando non si sa più che pesci pigliare. La riportiamo così come si legge nel comunicato: «Le Associazioni avvieranno da subito un percorso di consultazione con gli operatori del settore per valutare la situazione in atto e concordare le azioni più idonee a tutelarne gli interessi, non escludendo sin d’ora la proclamazione del fermo dei servizi di trasporto». Basterà una minaccia del genere per fare uscire il ministro Lupi allo scoperto?

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