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Giù i traffici e su i noli: le contraddizioni del trasporto container

Preoccupante la fotografia delle spedizioni internazionali scattata dal Centro Studi Fedespedi. Non tanto perché a livello globale il trasporto container va peggio in Italia che altrove, quanto per l'andamento dei noli, segnati da un'impennata di circa il 200% a causa della politica taglia-rotte dei big del settore

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Prezzi dei noli alle stelle e traffici in contrazione. Come a dire, cala – seppure in modo lieve (del 3,5%) la domanda globale – ma le tariffe di movimentazione dei container schizzano di circa il 200% spinti dalla contrazione dell’offerta (vale a dire dal taglio delle toccate e rotte), indotta da pochi grandi gruppi a livello globale, che preferiscono concentrare i container vuoti su meno tratte, ma più remunerative, come quella tra Cina e la West Coast Usa. È questa la fotografia che emerge dal report realizzato dal Centro Studi Fedespedi dedicato all’impatto del Covid 19 sul settore dei trasporti. Una fotografia che mette a fuoco anche l’Italia, dove le difficoltà, da gennaio a settembre, sono state in parte maggiori (-11,1%) rispetto al resto del Mediterraneo (-2,9%) e dei principali porti a livello mondiale (-2,3%). A soffrire in particolare sono stati gli scali liguri – Genova (-13,1%) e La Spezia (-21,1%), ma non Savona ovviamente (+142,5)%, dove ha preso avvio l’attività del nuovo terminal APM di Vado – mentre Trieste (-1,1%) e in parte Napoli (-6,6%) hanno contenuto al minimo i danni. 

Per quanto riguarda invece le imprese di spedizioni internazionali, le ferite prodotte dalla pandemia sono rilevanti: dall’indagine condotta dal Centro Studi Fedespedi tra i propri associati emerge che il 70% circa delle imprese ha subito una flessione del fatturato nel corso del 2020. In particolare, il 36,4% delle imprese ha registrato una contrazione compresa tra l’11 e il 30%. Anche se rispetto al 2021 la maggioranza delle aziende (62%) si muove con ottimismo, prospettando nel 38% dei casi una sostanziale stabilità o una leggere ripresa delle attività, trainata per lo più dalle esportazioni. Solo il 9% prevede un’ulteriore forte decrescita del ciclo.

Appare invece abbastanza malconcio il settore del cargo aereo, seppure le stime di perdita del comparto segnano un miglioramento: -1,5% nel 2020 in termini di CTK (cargo &mail t-Km) rispetto al -16,8% previsto a luglio, mentre è prevista una ripresa consistente nel 2021 (+13,1%), grazie alla domanda proveniente dall’e-commerce e dai beni di consumo elettronici. In ogni caso, la scarsità di stiva, a causa del crollo dei voli passeggeri, finisce ancora per condizionare negativamente la velocità di ripresa del traffico merci aereo.

Questo trend è confermato dall’andamento dei principali aeroporti italiani. Nei primi 10 mesi del 2020 il traffico è calato del -26,4% (-60,6% Roma FCO, -53,7% a Bergamo Orio al Serio, -12% Milano MPX). A ottobre, però, si è registrata una crescita del 12,8% su settembre, dove spicca Milano MPX con +19,3%.

Le prospettiva per il 2021 sono abbastanza variegate. La previsione della flessione del Pil a livello mondo si ferma allo 4,4%, rispetto al -4.9% previsto a luglio, anche se scende al 5,2% la previsione di crescita per il 2021, contro il 5,4% stimato a luglio dal FMI. I numeri cambiano molto, però, da regione a regione. Se infatti le economie asiatiche dovrebbero contenere la riduzione del Pil al -1,7% e segnare una ripresa del +8% nel 2021, per l’Unione Europea, e in particolare per l’Area Euro, si stima un -8,3% quest’anno e un +5,2% per l’anno prossimo. È proprio l’Europa, infatti, insieme al Nord America, a risentire maggiormente del crollo degli scambi a livello globale con l’export che registra il -11,7% nel 2020 secondo i dati WTO.

Nello specifico italiano, invece, il trend positivo del dopo lockdown primaverile, tende a frenare con la produzione industriale di settembre in flessione del -5,6% rispetto ad agosto, in un contesto segnato da una debole domanda aggregata, da clima deflazionistico e dall’aumento del risparmio privato delle famiglie che ha raggiunto i 1.061 miliardi di euro nel secondo trimestre 2020 (+14 miliardi rispetto al primo trimestre). Segna il passo il commercio internazionale con un -12,4% di export e un -17,3% di import nei primi 10 mesi del 2020.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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