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Sannazzaro, la raffineria pronta a diventare bio: il progetto di Eni

Dal 2028 l’impianto pavese produrrà biocarburanti rinnovabili come HVO e SAF, frutto di scarti e residui organici, affiancando la raffinazione tradizionale. La capacità sarà di circa 550.000 tonnellate l’anno, contribuendo all’obiettivo Eni di superare i 5 milioni di tonnellate annue di biocarburanti entro il 2030

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La storica raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi, in provincia di Pavia, nel cuore del triangolo industriale Torino-Milano-Genova, si prepara a cambiare pelle. Costruita nel 1963 e gestita da Eni tramite la divisione Refining & Marketing, l’impianto, che opera per decenni come una delle principali raffinerie italiane, ha ricevuto oggi dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica la «procedibilità» per avviare l’iter autorizzativo di riconversione di parte dell’impianto.

L’obiettivo è trasformare alcune unità produttive in una bioraffineria in grado di generare carburanti sostenibili, in linea con la strategia di decarbonizzazione del trasporto.

Una nuova vita per Sannazzaro

Secondo quanto reso noto da Eni, il cuore della riconversione riguarderà l’Hydrocracker HDC2, una sezione della raffineria oggi dedicata alla trasformazione del greggio. In futuro, quello stesso reattore sarà alimentato non più da petrolio ma da materie prime rinnovabili, sfruttando la tecnologia Ecofining, sviluppata da Eni insieme a Honeywell UOP. Questo processo consente di ottenere HVO (olio vegetale idrogenato) e SAF (Sustainable Aviation Fuel, carburante sostenibile per l’aviazione) partendo da scarti e residui organici.

Accanto alla conversione dell’Hydrocracker, il progetto prevede la costruzione di un impianto di pretrattamento: una «porta di ingresso» per ripulire e preparare scarti e residui prima di trasformarli in biocarburanti. A supporto, saranno adeguate le infrastrutture logistiche e impiantistiche della raffineria. L’idrogeno necessario ai processi di raffinazione, invece, arriverà dagli impianti già esistenti a Sannazzaro.

Tempistiche e capacità produttiva

Secondo la tabella di marcia, la produzione di biocarburanti dovrebbe iniziare nel 2028. A regime, la nuova bioraffineria avrà una capacità di circa 550.000 tonnellate l’anno. È bene precisare che non si tratta di un aumento della capacità totale della raffineria tradizionale, ma di una conversione che affiancherà al ciclo petrolifero un ciclo «verde». In pratica, l’impianto opererà in modalità duale: continuerà la produzione tradizionale ma crescerà quella rinnovabile, aumentando così la diversificazione dei prodotti offerti sul mercato.

Il progetto di Sannazzaro si inserisce nella strategia più ampia di Eni, tramite la controllata Enilive, di espansione della capacità di bioraffinazione: dagli attuali 1,65 milioni di tonnellate/anno a oltre 3 milioni nel 2028 e oltre 5 milioni entro il 2030. Un piano che risponde sia agli obblighi normativi internazionali ed europei, sia alla domanda crescente di biocarburanti da parte del trasporto su strada, navale e aereo.

Ad oggi Eni già gestisce due bioraffinerie operative in Italia: Porto Marghera (Venezia) e Gela (Sicilia). Una terza è in fase di realizzazione a Livorno. Con Sannazzaro, che dovrebbe entrare in funzione nel 2028, la rete arriverebbe così a quattro impianti distribuiti tra Nord e Sud Italia, delineando un sistema industriale volto a potenziare la filiera dei carburanti alternativi.

Le reazioni in Borsa

Il titolo Eni ha reagito positivamente alla notizia: nella seduta odierna, coincisa con l’annuncio della procedibilità per la riconversione di Sannazzaro, le azioni hanno guadagnato circa il +2,19%, secondo quanto riportato da Teleborsa.

Inoltre, fonti come MarketScreener e Reuters segnalano che «JP Morgan ha alzato il target price del titolo» (vale a dire l’obiettivo di prezzo ritenuto realistico dall’analista in base alle prospettive di crescita). Un segnale che il mercato vede nel progetto di bioraffineria un potenziale di creazione di valore per Eni.

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