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Finito lo sciopero torna la disponibilità al dialogo: un bilancio di due giorni di stop

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Se ne va anche l’ultima giornata di sciopero dei dipendenti delle aziende di autotrasporto. E se ne va un po’ come era cominciato, tra sindacati dei lavoratori che parlano di adesioni oceaniche e le associazioni datoriali che invece parlano di flop. Anche se a tempo ormai scaduto riaffiorano non tanto punti di contatto, ma perlomeno un’apertura al dialogo. Ma procediamo con ordine.

Per i sindacati confederali che congiuntamente avevano indotto lo sciopero, oggi parla il segretario generale della Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, che interpreta «l’adesione in tutto il Paese che ha bloccato i principali nodi della logistica e del trasporto merci» come «un segnale forte che conferma l’aderenza del sindacato alle necessità dei lavoratori di questo settore e che sono contenute nella piattaforma del CCNL presentata dai Sindacati alle controparti datoriali». D’altro canto anche dalla Uiltrasporti si dicono d’accordo con alcune analisi datoriali, che parlano di disattenzione della politica rispetto al settore e al deficit di autisti e operatori formati che si registra in Italia. Anche se, puntualizza il segretario nazionale Marco Odone, «noi siamo convinti che per aumentare il numero di giovani lavoratori in questo settore sia necessario ed urgente agire sul miglioramento delle condizioni normative ed economiche previste nel CCNL». Ecco perché – concludono i due segretari – «riteniamo sia urgente riaprire con tutte le parti datoriali senza esclusione alcuna il confronto interrotto perché sono necessarie le regole del contratto unico di settore per fermare il dumping sociale, che, inoltre, alimenta la disorganizzazione nel sistema dei trasporti del Paese».

Dall’altra parte Anita e Unatras, dopo aver riscontrato come lo sciopero abbia avuto un «impatto sulle imprese di autotrasporto assolutamente modesto per la bassissima partecipazione dei lavoratori dipendenti» e che «gli unici disagi si sono verificati in corrispondenza dell’accesso di pochi porti e interporti, con blocco della circolazione realizzato attraverso picchettaggi illegittimi», ribadisce che da parte loro non hanno mai messo in discussione «la riduzione del salario e i diritti acquisiti dai lavoratori, tanto più l’eliminazione della 14^ mensilità». «La parte datoriale – si aggiunge – ha invece proposto al tavolo di valorizzare le singole specificità attraverso il rafforzamento della contrattazione a livello aziendale e territoriale». Ciò chiarito, Anita e Unatras «confermano l’immediata disponibilità alla continuazione delle trattative per il rinnovo del CCNL – con un calendario predeterminato di incontri che consenta la tempestiva chiusura dei negoziati – subordinando tale disponibilità alla revoca di qualsiasi ulteriore iniziativa di sciopero». Insomma, basta con gli scioperi altrimenti non si va avanti. Il riferimento in tal senso è quello ad altre due giornate di sciopero indette dai sindacati per il prossimo 11 e 12 dicembre.

Un contributo al dialogo arriva anche da Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto che, dopo aver chiarito che «la rottura del tavolo di confronto è avvenuto su temi che riguardano le imprese del trasporto e logistica che operano con automezzi propri», parla dell’azione di sciopero come di un «bluff», visto «le i «conducenti dei mezzi pesanti hanno detto NO a uno sciopero di natura politica, proclamato da un sindacato che mira a mantenere il controllo su un settore, nel tempo modificatosi, dove esistono imprese che si confrontano con competitor europei che hanno un costo del lavoro notevolmente inferiore». Ma anche Uggè conclude sottolineando la disponibilità «a riprendere il confronto» e «a ricercare soluzioni utili alle imprese di trasporto e logistica per garantire ai lavoratori il mantenimento dei livelli di occupazione attuali».
Va comunque ricordato come, nel fronte datoriali si siano registrate alcune prese di distanza. Dopo l’uscita di Pigliacelli dei giorni scorsi, infatti, anche il gruppo Spinelli abbandona l’Anita in dissenso – questa è almeno la giustificazione ufficiale – rispetto ad «alcuni contenuti della piattaforma per il rinnovo contrattuale del settore trasporti».

Il presidente di A.L.I.S., Guido Grimaldi, invece, prende le distanze da tutte le parti in causa, giudicando come «deleteria» la stessa rottura delle trattative. Ma soprattutto Grimaldi si sofferma sulle conseguenze che questa situazione potrebbe produrre, riportandole per un verso nell’alveo di «una problematica di natura sociale» che «si riflette sulla qualità di vita di centinaia di migliaia di lavoratori di questo settore, che giustamente attendono da quasi due anni il rinnovo del loro Contratto Collettivo», per un altro ricordando il danno imprenditoriale «valutabile in decine di milioni di euro al giorno». Infine, dopo aver constatato che «a risentire di questo sciopero legittimo sono però quasi esclusivamente le aree portuali e interportuali… mentre il gommato ad oggi circola senza alcun ostacolo» Grimaldi termina sottolineando che «il danno gravissimo è da ravvisarsi maggiormente per gli abitanti delle isole e per le aziende italiane che forniscono servizi intermodali».

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